Dopo la dilogia di Batman, e accantonato il progetto che lo voleva alla guida di Mary Reilly, adattamento del famoso romanzo Lo strano caso del Dottor Jeckill e del signor Hyde, il regista di Burbank porta sul grande schermo la figura di Edward D. Wood Jr., regista americano fuori dagli schemi, in grado di essere insignito della targa di "peggior regista di Hollywood". A prestarne il volto è Johnny Depp, che torna a lavorare con Burton dopo Edward Scissorhands. Più che un vero e proprio biopic sul personaggio che ha influenzato la sua infanzia, Tim Burton dirige un omaggio ai film di serie B e ai freak confinati nella propria diversità che ritrovano la luce grazie al mondo interiore di Ed Wood. Burton restringe la diegesi sul rapporto che legava Ed Wood a Bela Lugosi (Martin Landau): rapporto malinconico d’adorazione, simile a quello che legava lo stesso Burton a Vincent Price e che spinse Ed Wood a prendere la stella di Dracula ormai sul viale del tramonto per inserirlo all’interno dei suoi film. La vicenda della pellicola si fonda soprattutto sulla realizzazione di tre film: Glen Or Glenda, Bride of the Monster e Plan 9 from Outer Space. Girato in un rigoroso bianco e nero che richiama i film dell'epoca, Ed Wood è l’epopea di un cineasta votato alla propria creatività . Sebbene i suoi film fossero recepiti nel peggior modo possibile e bistrattati dalla critica, in Edward Wood il desiderio di esprimere se stesso e la propria diversità era così forte da impedirgli di vedere la realtà delle cose. Il senso di scollamento dalla realtà del regista viene reso magistralmente da Burton che infarcisce la storia di citazioni e rimandi. La pellicola si apre con una casa isolata al limitare del bosco, sferzata da una pioggia battente, omaggio che segue pedissequamente l'incipit di Bride of the Monster. Così come il prologo declamato da Criswell in Plan 9 from Outer Space viene ripreso da Burton per introdurre i fatti della pellicola. Sebbene Ed Wood sia essenzialmente la storia di un fallimento senza speranze, Tim Burton riesce a capovolgere l’ottica, regalando un gioiello cinematografico dai toni grigi pieno di una positività che mancava ai personaggi precedenti. Johnny Depp diventa di nuovo, dopo Edward Mani di Forbice, protagonista attoriale assoluto dell’estetica burtoniana. Mentre i suoi occhi scuri brillano di entusiasmo per l’incontro con un attore-icona, il suo Ed Wood diventa un uomo capace di zittire i propri dubbi, di esortare i compagni di viaggio a seguirlo nei propri strampalati deliri visionari. Avvolto in soffici golfini d’angora, e stretto in gonne al ginocchio, Depp riesce a non essere mai l’ombra di se stesso, né la parodia del regista interpretato, piuttosto una traccia indelebile nel mondo di celluloide. Al suo fianco lo strepitoso Martin Landau, Oscar per la grande interpretazione di un malinconico Bela Lugosi, incapace di abbandonare le luci della ribalta. «È perfetto per il ruolo,» ha dichiarato Burton, «non è tragico come Bela. Ma penso che sia stato a Hollywood abbastanza a lungo da capirne questo aspetto». Il risvolto inquietante, tragico dell'attore, reso ancora più nero dall’uso spasmodico della morfina, viene comunque addolcito da una visione sempre affettuosa, quasi reverenziale. Attorno ai due protagonisti c’è poi la tradizionale galleria burtoniana di personaggi eccentrici ed assolutamente indimenticabili: su tutti va nominata la drag-queen Bunny interpretato da un Bill Murray assolutamente delizioso. Accolto tiepidamente a Cannes, dove fu presentato nel 1994, Ed Wood è così vicino ad essere un capolavoro cinematografico che merita di essere recuperato e rivisto. Ad infinitum.