Presentato al Festival di Cannes, Roman Polanski: A Film Memoir è un viaggio appassionante ed estremamente coinvolgente nella vita del regista polacco; un concentrato di successi, scandali e tragedie che basterebbe a rendere indimenticabili dieci esistenze. Il regista francese Laurent Bouzerau, pluripremiato documentarista, ha filmato gli incontri informali che Polanski ebbe con il suo amico di vecchia data e produttore Andrew Braunsberg nella casa svizzera del regista a Gstaad nel 2009. Lì Polanski trascorreva interamente le sue giornate agli arresti domiciliari per aver fatto sesso con una minorenne. Con l’aiuto di filmati e foto d’epoca, guidati dalla calma voce di Polanski ci immergiamo nel profondo oceano di ricordi del regista che occupano un arco di quasi ottant’anni, diverse epoche storiche, svariati paesi e due continenti. Dai primissimi anni di vita a Parigi al trasferimento con la famiglia in Polonia proprio alla vigilia dell’occupazione nazista, dai ricordi del ghetto di Varsavia alla fine della guerra per arrivare all’inizio della sua carriera artistica e ai primi successi. Poi l’approdo a Hollywood e la notorietà mondiale, la tragedia dell’omicidio della moglie Sharon Tate e lo shock delle indagini che ne seguirono. Infine il ritorno sulle scene, la causa per lo stupro di una minorenne e il matrimonio con Emmanuelle Seigner, per giungere ai giorni nostri. Non si può rimanere indifferenti davanti alla commozione con cui Polanski parla delle retate naziste nel ghetto che gli portarono via prima la madre e poi il padre, o alla lucidità con cui ricorda gli episodi di un'intera esistenza sul baratro, poi omaggiati e inseriti nei suoi film (uno su tutti, il pranzo con la scatoletta di cetrioli sottolio successivamente utilizzato ne Il Pianista). Per chi ama il cinema è una manna sentirlo parlare dei primi ostacoli superati per intraprendere la carriera di regista e l’ostracismo incontrato in patria per il suo primo lungometraggio, Il coltello nell’acqua, il cui successo nell’Europa occidentale portò in alto le sue quotazioni fino all’approdo tra le stelle americane con Rosemary’s Baby. Inutile dire come a calamitare fortemente l’attenzione ci sia il racconto che Polanski fa delle vicende immediatamente precedenti e successive alla morte di Sharon Tate e al processo-Manson: particolarmente vivido è il ricordo delle folli attenzioni giornalistiche che si scatenarono e che tornarono vergognosamente in auge nel processo per lo stupro alla minorenne. Con la rilassatezza di una chiacchierata tra amici di vecchia data, il film si rivela un imperdibile dietro le quinte della vita e della carriera di uno dei mostri sacri del cinema mondiale capace di superare incolume, grazie all'immenso genio del quale è portatore, i durissimi colpi infertigli dalla vita.