È mattina a Wall Street. Eric Packer (Robert Pattinson), un giovanissimo magnate della Finanza, entra nella sua limousine privata con un unico obiettivo: lasciare Manhattan e attraversare tutta New York per andare a farsi sistemare il taglio di capelli. Ma non è una giornata come le altre: una visita del Presidente degli Stati Uniti sta paralizzando la città e le prime avvisaglie di una crisi finanziaria stanno riversando nelle strade fiumi di persone pronte a contestare con violenza i burattinai dell’economia. Incurante di tutto, Eric inizia il suo viaggio.
Cronenberg reinterpreta il romanzo Cosmopolis di Don DeLillo che a sua volta si era ispirato all’Ulisse di Joyce: il viaggio reale che Eric intraprende si sovrappone al viaggio metaforico nei meandri della sua mente.
La limousine, palcoscenico che ospita quasi per intero il film, è un involucro, il bozzolo che circonda Eric: blindata per difendersi dagli attacchi esterni, proustianamente rivestita di sughero per essere insonorizzata (“ma i rumori riescono sempre a entrare”). In quel guscio lussuoso ricoperto di marmo di Carrara risiede il pensiero e lo spirito di Mr. Packer: nel corso del viaggio la sua limousine incrocerà la strada di diversi personaggi, dalla giovane e alienata moglie Elise (Sarah Gadon), all’amante Didi (Juliette Binoche), fino all’addetto alla sicurezza Shiner (Jay Bauchel). Per tutti questi personaggi varcare la portiera dell'auto vorrà dire connettersi con il mondo di Eric, un mondo che sta rapidamente andando in frantumi: non ha saputo analizzare con precisione la vorticosa crescita dello Yuan cinese e le sue scelte sbagliate lo stanno portando alla rovina. L’incipiente fallimento lo conduce a una progressiva presa di coscienza dell’effettivo valore della propria vita, mentre la limousine attraversa la città e viene aggredita, sporcata, graffiata, insudiciata dai manifestanti a cui Eric guarda con indifferenza. Ma più la limousine viene danneggiata più la sua parte oscura viene a galla.
Pulsioni sessuali, paura della morte (la visita medica quotidiana) e allo stesso tempo spregio della vita, l’ossessione tecnologica a coprire una sostanziale mancanza di umanità: le psicosi e le paranoie di Eric sono quelle che hanno reso grande la filmografia di Cronenberg. Il regista canadese azzera l’azione e realizza un film quasi esclusivamente parlato, focalizzandosi sulla grande forza dei dialoghi, quasi tutti mutuati integralmente dall’opera di DeLillo, che trovano il loro apice nel lunghissimo e strepitoso duetto/duello finale (quasi 20 minuti) con Benno Levin (Paul Giamatti). Pattinson, volto scavato e sguardo assente, regge egregiamente una prova ad alto coefficiente di difficoltà che lo vede in scena dal primo all’ultimo minuto della pellicola. Ossessivo, disturbante, straniante, Cosmopolis è un attacco frontale a un mondo che vive e prospera solo attraverso freddi calcoli e che ha smarrito ciò che ci rende più umani: l’imperfezione, l’imprevisto, l’eccezione.