
La vicenda del primo lungometraggio di Andrew Jarecki – autore del documentario Una storia americana - prende le mosse da un fatto di cronaca della New York degli anni ’80. David Marks (Ryan Gosling) è il giovane rampollo di una famiglia di immobiliaristi della grande mela. Orfano di madre, David si allontana dalle ambizioni del padre (Frank Langella), vivendo una vita ai margini. La sua esistenza cambia quando incontra Katie (Kirsten Dunst), una giovane orfana di padre che sogna, un giorno, di diventare medico. L’amore, tra i due, scoppia irruento e passionale, tanto da spingerli al matrimonio. Mosso dal costante desiderio di allontanarsi il più possibile dagli artigli paterni, David convince Katie a trasferirsi nel Vermont ed aprire un negozio di prodotti biologici, dal nome "All Good Things". Il breve idillio però non è destinato a durare: David viene richiamato a New York dove, alla fine, accetta di lavorare per il padre. Per Katie sarà l’inizio di un incubo. Distribuito in Italia con un ritardo di due anni, Love & Secrets è un film che si sdoppia, che corre su binari paralleli, senza tuttavia arrivare mai ad una convergenza. La prima parte del film è senza dubbio quella più riuscita. L’incontro tra David e Katie e il loro fulmineo sentimento reciproco ricalca molti leitmotiv del più tradizionale mélo, con tanto di contrapposizione dialettica privilegiati/proletari, che ha il suo punto massimo nella sequenza del matrimonio, quando le due piccolissime famiglie si ritrovano a condividere un pasto. Tuttavia, quando la storia d’amore diventa un tema troppo uguale a se stesso, arrivano piccoli indizi che introducono atmosfere più inquietanti. La figura di David viene avvolta da un’aura misteriosa, della quale però si avverte subito il pericolo: un trauma infantile grava sulla sua labile sanità mentale, rendendolo incapace di vivere il rapporto con la moglie. In questa prima parte il regista dirige il ritratto allucinato di una famiglia disfunzionale, colma di bugie e crimini, incapace di comunicare. All’interno di questo circolo vizioso irrompe la figura di Katie, personaggio che, in sé, contiene tutte quelle all good things che David rincorre senza ammetterlo. Katie, da sola, tenta di risolvere le problematiche di un marito sempre più assente e sempre più distante dall’uomo di cui si era innamorata. Proprio quando la pellicola dovrebbe fare lo slancio in avanti, il lavoro di Jarecki si fa confuso e altalenante. Quando Katie, secondo quanto accaduto realmente, scompare e la Dunst esce di scena, il film tenta una sferzata verso il thriller e il giallo, non riuscendo però nel suo intento. Nonostante, nella realtà , il caso della donna scomparsa sia ancora ufficialmente considerato aperto, il film calca la mano su una delle tante teorie che si sono susseguite negli anni, creando scenari che vorrebbero richiamare quelli hitchcockiani, senza però riuscirvi. Il senso di suspense che evidentemente Jarecki vuol trasmettere al suo pubblico non arriva mai a toccare le corde giuste, questo anche per via di una sceneggiatura lacunosa e priva di mordente. Scialbo ed estenuante, Love & Secrets rappresenta di certo un’occasione mancata. Nonostante un cast che, sulla carta, avrebbe dovuto essere garanzia di un prodotto d’alto livello, la pellicola manca tutti i bersagli, partendo proprio dagli interpreti. Se Kirsten Dunst conferma le sue ottime qualità , restituendo il personaggio più riuscito della vicenda, viene da domandarsi se Ryan Gosling sia lo stesso interprete de Le idi di Marzo e Drive. Quando ricalca l’immagine del ragazzo innamorato, che già aveva offerto nel commovente Le pagine della nostra vita, riesce ad entrare in empatia con il pubblico, nonostante scelte di trucco e costume alquanto discutibili. I problemi iniziano quando David svolge la sua discesa verso gli inferi: l'attore tenta in ogni modo di restituire un personaggio imperscrutabile, poco comunicativo e ammantato da un velo di mistero. La pellicola non lo aiuta affatto e così l’interprete è costretto ad arrampicarsi sugli specchi, senza riuscire a toccare quegli apici interpretativi a cui il pubblico è abituato.