Dimenticatevi Shakespeare e il suo Romeo e Giulietta. Gli amanti di Valérie Donzelli sono anch’essi eroi tragici, quasi predestinati, ma non devono combattere contro pregiudizi di famiglie arroccate nelle proprie convinzioni di superiorità e potere. I protagonisti di La guerra è dichiarata sono due esseri umani che devono combattere contro i tiri mancini di una vita nefasta, che li ferisce laddove avrebbe dovuto portare gioia, mettendoli continuamente alla prova. Acclamato al Festival di Cannes, dove è stato presentato nel 2011, La guerre est déclarée è la commovente storia di due giovani genitori, Romeo (Jérémie Elkaim) e Juliet (la stessa Valérie Donzelli) che all’apice della loro felicità e dei progetti per il futuro scoprono che il loro primogenito, Adam, è affetto da un tumore al cervello. Per la famiglia, allora, inizia una discesa agli inferi, fatta di visite ospedaliere e di paure insormontabili. La lotta per la sopravvivenza di Adam diventa, in ultima analisi, la lotta di un intero nucleo familiare che, nell’affrontare lo spettro della morte, non rinuncia alla vita. Da Voglia di Tenerezza a Love Story, da 50/50 a La custode di mia sorella, il cinema è sempre stato sensibile alla paura di mali terribili e imprevedibili, tanto da riuscire ad entrare di prepotenza anche nel mondo seriale con The Big C. In un contesto come quello appena descritto sembra difficile riuscire a ritagliarsi una fetta di originalità, eppure Valérie Donzelli vi riesce con una grazia che lascia sorpresi. La guerra è dichiarata è un titolo che, già da solo, riesce a rimandare allo spettatore lo stato d’animo dei protagonisti del film. Personaggi sfidati dalla vita, indirizzati verso un sentiero di morte, al quale tuttavia non si arrendono. Juliet e Romeo decidono di combattere, di resistere ai colpi avversi del destino e di continuare a sperare in un futuro più roseo. Ad emergere non è tanto la disperata speranza in un domani migliore, ma la determinazione a sconfiggere il male. Una sorta di orgogliosa resistenza che ignora la realtà con i suoi dati statistici e si fa forte solo della propria lotta alla sopravvivenza. Scelta, questa, che ben si rispecchia nello stile registico adottato. Seppur con qualche manierismo di troppo – la Donzelli è al suo secondo lungometraggio – lo storia unisce i toni della tragedia con quelli da favola. Mentre la verità sulla situazione medica di Adam emerge in primo piano, la voce fuori campo - che ricorda Il favoloso mondo di Amélie o Pollo alle prugne - trascina lo spettatore all’interno di una dimensione quasi fiabesca. Il male e il bene si uniscono sia dal punto di vista contenutistico che stilistico. Questo anche grazie ad una molteplicità di tematiche che, sebbene utili a fare da sfondo alla vicenda principale, riesce a creare squarci di sereno su un mondo in tempesta. Perché La guerra è dichiarata è soprattutto un film d’amore: non solo quello che unisce una madre al proprio figlio, ma anche quello spensierato e passionale di due giovani che si incontrano e si amano sullo sfondo di una Parigi sempre affascinante. Mano nella mano, Romeo e Juliet camminano, si rincorrono, si baciano, rimandando il ritratto un po’ vintage e un po’ irreale di un amore che trova, nella lotta per la sopravvivenza, la sua massima espressione.