
Una banda di criminali minaccia di radere al suolo San Francisco con un cannone laser, se non gli verrà corrisposta una grande somma di denaro. Per sventare la minaccia le autorità affidano l'indagine all'ispettore Ron. Esaurito anche il filone postatomico, a Castellari non resta che riciclarsi come autore di robusti action made in USA. Anno di grazia 1985, morto e sepolto il western, prosciugato il poliziesco, per chi non mastica horror le produzioni italiane hanno poco da offrire. Enzo G. Castellari, che per il genere in questione non ha mai dimostrato interesse alcuno (eccezion fatta per una bozza d'idea di quello che diventerà lo Zombi 2 di Lucio Fulci), decide di mettere tutte le sue qualità al servizio delle produzioni statunitensi: inaugurando un piccolo ciclo di film che proseguirà con Striker e si concluderà con Hammer. Colpi di luce, è bene chiarlo subito, rappresenta uno dei lavori minori del regista, sopratutto se paragonato ai titoli per il successo dei quali è conosciuto e ricordato: La polizia incrimina la legge assolve, Il cittadino si ribella, Il grande racket, Keoma e Quel maledetto treno blindato. Tanto per fare dei nomi illustri. Nonostante ciò, la pellicola in questione conserva, inalterate, le caratteristiche di base tipiche dei film di Castellari: immerso com'è nell'azione forsennata che da sempre ne è tratto inconfondibile. La storia (un incrocio tra un possibile postatomico come i precedenti I guerrieri del Bronx, Fuga dal Bronx e un poliziesco alla Dirty Harry) è scarna e telefonata, appena un pretesto schizzato su carta per scatenare l'immaginazione del regista romano; qui nuovamente alle prese con l'ossessione di un'intera carriera dietro la macchina da presa: i celebri 9 minuti d'inseguimento di Bullit. Ispirazione principale del già riuscito incipit di La polizia incrimina la legge assolve e ora replicata attorno alle fasi conclusive di Colpi di luce, invero la manciata di minuti che rialza d'improvviso la media tutta dell'operazione. Castellari mette in scena uno shoh-down degno della sua fama, purtroppo però, sono i mezzi produttivi a non andare di pari passo con le esigenze e l'inventiva del regista, costretto ad arrangiarsi come può, tra effetti speciali a dir poco artigianali e materiale di repertorio. Comunque da ricordare l'intera sequenza che mette, l'uno contro l'altro a folle velocità, sulle strade di San Francisco, il “buono” Erik Estrada e il “cattivo” Ennio Girolami. Bello e brutto dei B movie come Colpi di luce, film che rappresenta la cartina di tornasole delle produzioni di genere dirette da registi italiani, gli stessi che iniziavano a toccare con mano, dopo lo splendore dei decenni precedenti, la crisi del cinema tricolore, destinato a venir risucchiato dalle esigenze delle nascenti tv private.