Bebo (Jerry Calà ) è un cantante da piano bar sulla via del declino; durante una sua esibizione, l’uomo è costretto a fuggire da una banda di malintenzionati. Monica (Benedetta Vallanzano), l’unica e preziosa figlia del malavitoso Fefè (Francesco Pannofino) ha detto infatti a suo padre di aspettare un bambino dal cantante. Riuscendo a sfuggire agli artigli degli inetti tirapiedi del boss, Bebo inizia una rocambolesca fuga on the road che lo porta ad incontrare il vecchio amico Lello (Rocco Ciarmoli), che fa il capo villaggio. Con un sotterfugio tutt’altro che onorevole, Bebo riesce a rubare il posto di lavoro all’amico e si improvvisa animatore. Tra le difficoltà di un lavoro che non conosce e colleghi strampalati, Bebo sarà costretto a rivedere gran parte della sua esistenza. Alla sua seconda incursione nel genere della commedia, il regista Claudio Fragasso dirige un film anonimo e stantio, che tenta futilmente di dare avvio ad un’operazione di recupero nostalgico, tanto di moda nella cinematografia d’oggi. Alla base c’è un telefilm divenuto cult negli anni ’80 dal titolo Professione Vacanze e che poneva al centro della narrazione la ricorrente figura di Jerry Calà che si improvvisava capo villaggio, dovendo affrontare le richieste a volte surreali dei clienti. La pellicola ricalca questo schema senza nemmeno sforzarsi di apportare qualche scintilla di novità o di brio. Dalla escort (Valeria Marini) alla single in cerca di emozioni (Anna Rita del Piano), dal capo animatore pseudofilosofo (Massimo Ceccherini) alla guardia del corpo improvvisata (Enzo Salvi), il film di Fragasso è un miscuglio disordinato di gag ormai stantie e disorganizzate tra loro, che ricalcano i vecchi tormentoni dei loro autori. Jerry Calà ripropone lo stesso, insulso personaggio che, complice l’età e il disperato tentativo di rimanere ancorato ad una giovinezza che ormai è solo evanescente, finisce per diventare patetico. Un personaggio che già sembrava aver dato tutto il meglio di sé sul finire del decennio che l’aveva lanciato. Fuori di moda e fuori tempo, Bebo è un personaggio stereotipato che non offre alcun tipo di approfondimento psicologico, né tantomeno quel brio accattivante o quella goliardia maschilista che avrebbe potuto giustificare una tale mancanza di spessore. Bebo è solo l’ombra di un qualcosa di indefinibile, che tenta di emergere dalle profondità dell’oblio, senza riuscirvi. E non servono neanche le comparsate amichevoli di vecchi compagni di viaggio, come lo spento Umberto Smaila o Maurizio Mattioli. Tutto è uguale a se stesso, come se ogni elemento del film si trascinasse, stanco e infelice. L’unico guizzo arriva da Francesco Pannofino, che sembra la versione cartoonesca di se stesso, circondato da una gang più goffa della Banda Bassotti. Persino il personaggio di Valeria Marini riesce ad emergere, attorniata com’è da un piattume creativo e stilistico che rasenta l’inettitudine. Operazione Vacanze è un film che, nonostante le illusioni, mostra tutte le sue crepe e i segni dell’età : è una pellicola rafferma, noiosa, difficile da seguire. Della commedia rimane ben poco, quasi come se il regista stesso non vedesse l’ora di finire questo esercizio di narcisismo vintage. Già solo la locandina pubblicitaria rimanda a quegli anni ’80 che, seppur non dimenticati, sono ormai finiti.