Il gesto ha nella sua essenza una magia affine alla danza, al teatro, all'arte. La musica latino-americana ed araba si caratterizzano per una spiccata gestualità tutta femminile. La gestualità è per antonomasia l’elemento più plastico del corpo umano, materiale ed immateriale allo stesso tempo, visibile ed inafferrabile, ma di gran lunga più potente nell’espressione del messaggio. È immediato più della parola e rimane impresso più a lungo. Il siciliano quando parla muove il corpo come se danzasse, associando ai movimenti anche un’accentuata mimica facciale. Questa teatralità , capacità innata del popolo siculo, lo ha reso riconoscibile ovunque e gli ha consentito di farsi comprendere in ogni dove, anche senza proferire verbo. Lo stesso Goethe durante il suo viaggio in Sicilia scrisse: «L'Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito: soltanto qui è la chiave di tutto». Partendo da questo presupposto, inizia il viaggio - del tutto insolito, peculiare e pittoresco - di tre giovani: Evelyn Famà , Rosario Petìx, Vincenzo Volo. Sono loro i protagonisti di questo divertente ed inusitato docu-film, alla ricerca di un feel rouge che ripercorra, dal passato al presente, le tracce di una narratività del gesto ad oggi dimenticata. Il lungometraggio si avvale, inoltre, della presenza nonché della capacità diegetica di alcuni personaggi di spicco del mondo della cultura e dello spettacolo siciliani tra i quali Pippo Baudo, Emma Dante, Lucia Sardo, Salvo La Rosa, Mimmo Cuticchio. Il regista Luca Vullo (autore di Dallo zolfo al carbone, documentario low-budget più premiato in Italia nel 2008, candidato al Globo d'oro 2009 e in corsa per il David di Donatello dello stesso anno) analizza e osserva i modi di dire, le locuzioni, gli atteggiamenti della cultura siciliana attraverso la storica evoluzione della gestualità . Presente in molti film, raccontata in romanzi di successo, protagonista di fiction televisive, la sicilianità racchiude in una sola parola tutto il fascino di una terra vituperata, depredata, dominata, vessata ma che continua a regalare ai suoi visitatori delizie per occhi e palato. Antica e misteriosa come poche, costantemente oggetto e soggetto di studio. Consapevolmente, il regista decide di soffermarsi non sull’arte gastronomica, non sulla cultura, bensì sulla comunicazione non-verbale. Gli ingredienti nel loro ensamble sono amalgamati con brio, creatività ed originalità , rendendo godibile il documentario, grazie anche all’apporto ironico, creativo e divertente di intervistati, intervistatori e commentatori. Per questo motivo si riconosce al filmaker di aver realizzato una pellicola educativa divertente e autoironica, adatta a tutte le fasce di età e fruibile da tutti i target, con innesti espressivi che vanno dalla musica alla danza. La sceneggiatura ben congeniata, ricca quanto basta di riferimenti storici, lascia molto spazio all’improvvisazione degli attori (molto apprezzate le performance del trio Famà -Petìx-Volo), una meta-sicilianità per spiegare il senso profondo che lega il gesto alla parola. Da non trascurare l'ottimo apporto della colonna sonora non originale, rigorosamente made in Sicily, con brani di gruppi quali Agricantus, Tinturia e Ipercussonici.