Pellicola davvero interessante questa del giovane regista argentino Hernà n Belòn che, con il suo primo lungometraggio, ci trasporta in una storia davvero particolare e per palati fini. El Campo è un film che sfugge ad ogni tipo di classificazione di genere, un prodotto difficile da assimilare che trova nella sua indefinitezza la propria ragion d’essere. Presentata con successo alla Mostra del Cinema di Venezia, la pellicola si avvale delle interpretazioni di Leonardo Sbaraglia e Dolores Fonzi, due volti forse poco noti qui in Europa ma che in patria possono già vantare una ricca esperienza cinematografica. La vicenda segue da vicino la vita di coppia di Santiago (Leonardo Sbaraglia) ed Elisa (Dolores Fonzi), due giovani sposi che dalla città si trasferiscono in una casa in campagna insieme alla loro piccola Matilda per ricercare quella tranquillità interiore che la vita frenetica della città non permette loro di avere. Le speranze di Elisa si infrangono subito all’arrivo: la casa è fatiscente, e di notte strani ed inquietanti rumori non le fanno prendere sonno. Col passare dei giorni le cose non migliorano e la donna arriva addirittura a diffidare degli anziani vicini che le appaiono sempre più invadenti. Lo stato di apprensione costante di Elisa non trova conforto nel marito che invece è entusiasta della nuova vita che si prospetta per il suo matrimonio. Il conflitto tra i due è inevitabile. Cosa succederà alle loro vite? È stato già oltrepassato il punto di non ritorno? Protagonista di El Campo è sicuramente la vecchia casa dalle pareti cigolanti. L’idea che da essa si sprigioni una qualsiasi forza maligna si insinua lentamente nella mente di Elisa fino a farla vacillare del tutto. Con stratagemmi degni del miglior Polański il regista dà voce ad ogni angolo buio dello stabile e ce lo mostra adottando il punto di vista della giovane donna, il personaggio della storia con cui lo spettatore entra maggiormente in empatia e in cui si immedesima. Rumori sordi ed inquadrature cariche di vuoti generano nel pubblico una continua sensazione di attesa che si traduce in lunghe sospensioni di tempo dal sapore metafisico, soprannaturale. Le tinte fortemente gotiche di El Campo non ne fanno però un horror né un thriller psicologico. Il gioco a cui Belòn ci invita a partecipare si risolve ben presto in un mero inganno, ed il film prende la strada della critica sociale facendo riflettere sulle conseguenze che l’assuefazione alla vita di città e ai suoi ritmi possono avere sulla coppia. Un risvolto deludente che lascia il tipico sapore amaro di un’opera riuscita solo a metà , ma che resta comunque valida. Doppiaggio italiano da dimenticare.