1939: mentre il mondo si prepara ad affrontare il secondo conflitto mondiale, in una New York dall’aspetto futuristico alcune delle menti più brillanti della scienza scompaiono misteriosamente. Del caso si occupa Polly Perkins (Gwyneth Paltrow), reporter del New York Chronicle, con una forte e tutt’altro che sana ambizione giornalistica. Mentre è sulle tracce di un nuovo indizio, la donna si trova al centro di un imponente attacco robotico, mentre i cieli vengono oscurati da misteriose macchine volanti. A salvare Polly sarà Joseph Sullivan (Jude Law), il leggendario pilota soprannominato Sky Captain per le sue indiscusse capacità d’aviatore. Una volta al sicuro nella base aerea, Jo e Polly mettono da parte i loro trascorsi amorosi e partono per una missione volta a salvare il mondo dagli oscuri progetti del criptico Dr. Totenkopf (Laurence Olivier). Ad aiutarli saranno il geniale Dex (Giovanni Ribisi), amico fidato di Sky Captain, e il capitano Frankie Cook (Angelina Jolie). È una strana miscela di fattori quella che rende Sky Captain and the World of Tomorrow un film godibile, sottovalutato dalla maggior parte del pubblico e dei cinefili. Portato sul grande schermo per il desiderio di un regista – Kevin Conran, autore anche della sceneggiatura – di dare vita ad un fumetto in movimento, il film è capace di recuperare l’aspetto retrò dei vecchi film della Hollywood d’oro ed unirlo ad uno sguardo futuristico, quasi distopico. Bastano pochi minuti di pellicola perché questa commistione quasi paradossale salti subito all’occhio: il chiaro e voluto viraggio ai colori seppia di Eric Adkins rimanda l’immagine vintage di una cinematografia dall’impianto classico, che strizza l’occhio alle grandi produzioni degli anni Quaranta. Le ombre nette, tagliate obliquamente sui volti drammatici dei personaggi, a richiamare l’attenzione su sguardi pieni di kajal e mascara ricalcano la grande tradizione del melodramma hollywoodiano, portato in auge da grandi star come Lauren Bacall o Rita Hayworth. Poi, come il proverbiale fulmine a ciel sereno, ecco che l’aspetto retrò viene spezzato dalla sfilata militare di robot che, nel loro eccesso, sembrano allo stesso tempo omaggiare la propaganda nazista di Leni Riefenstahl. Ed è proprio in questo continuo altalenare tra passato e futuro che si fondano le migliori qualità di Sky Captain and The World of Tomorrow. In un contesto cinematografico in cui si cerca spesso di nascondere i prodigi della tecnica a favore di una verosimiglianza artificiale, il film di Conrar non si cura di nascondere i suoi artifizi, anzi li mette in mostra ostentandoli. Tutta la prima parte del film è uno spettacolo visivo fatto di illusioni ottiche e di tecniche d’avanguardia, dove la storia e l’impianto scenico cercano di avanzare di pari passo, senza che l’una danneggi o metta in ombra l’altro. La diegesi si dipana così lineare e piena di roboanti spettacoli pirotecnici da abbagliarne e divertire la fruizione; tra questi trova spazio anche una folta galleria di citazioni che, dal cinema - in una scena in cui Jo e Polly si risvegliano in una sorta di Gran Burrone de Il Signore degli Anelli - spaziano in molti ambiti artistici, primo tra tutti la letteratura. Impossibile non notare i vari richiami a tutta la produzione letteraria d’avventura, soprattutto a quella di Jules Verne: da Ventimila leghe sotto i mari a Viaggio al centro della terra il film di Conrar sembra un ricettacolo di topoi del genere avventuriero, tutti miscelati insieme per ottenere un cocktail irresistibile. Le buoni intenzioni del regista, tuttavia, avanzano con qualche difficoltà nella seconda metà del film, quando la narrazione rallenta vistosamente alla ricerca disperata di un finale che sia all’altezza della prima ora di girato.