Come non detto è il film d’esordio del giovane Ivan Silvestrini, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e ideatore di Stuck - The Chronicles of David Rea, prima web series italiana in lingua inglese. La parola soon, che nella locandina fa coppia con coming, è coperta da un nastro nero con scritto out: questo il nucleo narrativo da cui prende il via il delizioso film di Silvestrini. Mattia (Josafat Magni) deve confessare alla sua famiglia la propria omosessualità, prima che il fidanzato Eduard (José Dammert) arrivi da Madrid per conoscere i suoceri. Ma proprio come la scritta coming soon, che giace quasi dimenticata in fondo alla locandina, così la tematica del coming out diventa un mero pretesto per regalare allo spettatore una divertentissima galleria di personaggi, maschere grottesche che, nei loro toni a volte sopra le righe, trovano il modo per posizionarsi a metà strada tra la commedia e qualche accento malinconico. Nel tono volutamente tragicomico si deve ricercare l’elemento di forza del film; finalmente la tematica dell'omosessualità non deve più valersi di tinte drammatiche né di accenti troppo demenziali o volgari. Silvestrini si dimostra abile nel creare un equilibro che, se da una parte non rinuncia ad una cromatura scanzonata e divertente, dall’altro non dimentica di mostrare anche le difficoltà insite nel processo di evoluzione. La crescita di Mattia non risiede nella consapevolezza gay, quanto in quella della propria, personale identità. Il ragazzo accetta la propria sessualità, vi si butta a capofitto nella bella storia d’amore con lo spagnolo Eduard. Quello che non riesce ad accettare è l’idea di deludere i genitori, di uscire fuori da uno schema familiare irreprensibile. Il protagonista si trova spaccato in due, come nella divertente scena iniziale: Mattia, davanti ad uno specchio, parla e litiga con il suo alter ego. Da una parte il ragazzo omosessuale fortemente innamorato, dall’altro un ragazzo cresciuto con gli insegnamenti del padre, al limite della misoginia. Intorno a lui, tratteggiati con ironia dalla sceneggiatura di Roberto Proia, c’è una galleria di coprotagonisti che, da soli, valgono la visione. Primo tra tutti Francesco Montanari, agli antipodi rispetto al personaggio che l’ha lanciato nella serie Romanzo Criminale, interprete del miglior amico di Mattia, un personaggio a metà strada fra il musical Priscilla la regina del deserto e il reality America’s next drag queen. Non sono da meno Monica Guerritore e Ninni Bruschetta, i complicati genitori di Mattia, divisi nelle intenzioni tra ancoraggio al passato e proiezione verso il futuro. A dare maggior risalto alla famiglia c’è la coppia coatta formata da Samantha (Valentina Correani) e da Bernardo (Andrea Rivera), infine dell'arzilla nonna ottantenne in cerca lavoro (Lucia Guzzardi). Il regista dimostra di saper muovere la macchina da presa, senza abbandonarsi a facili manierismi d’esordio, né a semplici esercizi di stile. In alcune inquadrature si intravede la ricerca visiva studiata nei particolari - come la sequenza in cui il punto di vista del racconto diventa quello della bottiglia che gira, richiamando alla mente i fasti di un'adolescenza passata a giocare a "obbligo o verità" - senza tuttavia quell’ossessione al dettaglio che avrebbe potuto intralciare la diegesi. Al contrario, la fruizione spettatoriale si lascia facilmente trascinare nella girandola di colori e (dis)avventure che, in una sorta di rilettura del classico Mrs. Dalloway, ripercorre le ore della giornata che cambia la vita al giovane protagonista. Con i suoi toni a volte fiabeschi, e con un happy ending non proprio imprevedibile, Come non detto è la prova tangibile che quando talento e voglia di raccontare vanno di pari passo, le intenzioni iniziali di un regista esordiente combaciano perfettamente con la buona riuscita della pellicola.