Jane Austen è considerata una delle scrittrici più affascinanti di tutti i tempi. I suoi romanzi sono storie di donne comuni che imparano ad amare percorrendo strade costellate da errori, rimorsi, sbagli. Altro non sono, insomma, che delle vere e proprie lezioni di vita. Dopo Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright e Becoming Jane di Julian Jarrold, l’esordiente Robin Swicord realizza una commedia agrodolce che riflette sul valore e sulla sempiterna validità dei sentimenti. California, giorni nostri. Cinque donne appassionate dei romanzi di Jane Austen e un ragazzo interessato a conoscerne le opere, decidono di incontrarsi una volta al mese per analizzare i sei romanzi più importanti dell’autrice. Prudie (Emily Blunt), sensuale insegnante di francese alle prese con i primi problemi matrimoniali, Sylvia (Amy Brenneman), che viene lasciata dal marito dopo 25 anni di matrimonio, la figlia Allegra (Maggie Grace), che dichiara apertamente la propria omosessualità, Bernardette (Kathy Baker), orgogliosa dei suoi sei precedenti matrimoni, Jocelyn (Maria Bello), che dedica tutte le proprie attenzioni ai suoi cani e l’appassionato di fantascienza Grigg (Hugh Dancy) che si innamora di lei a prima vista, fondano il Club di Jane Austen, scegliendo un responsabile per ogni opera in base alle similitudini con i personaggi dei romanzi. Un gruppo di donne sull’orlo di una crisi di nervi cercano le soluzioni al proprio mal di vivere nei libri della loro autrice preferita. “Cosa farebbe Jane?” si chiedono in continuazione, riflettono e cercano tra le pagine delle storie altrui le risposte a tutti i propri interrogativi. Emma, Elizabeth Bennet, Mr Darcy, Elionor e Mary Crawford sembrano prestare le proprie (dis)avventure e, soprattutto, i propri errori ai personaggi del film. Robin Swicord, già sceneggiatrice di Memorie di una geisha, ispirandosi all’omonimo romanzo di Karen Joey Flower, scrive e dirige una commedia divertente e romantica che, mettendo in campo tutti i cliché del genere, non presenta, ovviamente, alcun colpo di scena. Interessata, soprattutto, a dimostrare che i problemi delle donne di oggi sono uguali a quelli di ieri, la regista utilizza un tono leggero e brioso per trattare – con i guanti – anche gli argomenti più delicati. Omosessualità manifesta, divorzi all’ordine del giorno, tradimenti reali o immaginati, amori (im)prevedibili e matrimoni ricorrenti fanno, spesso, capolino per ricordare il peso della propria presenza e della propria forza destabilizzante ma venendo, allo stesso modo, relegati sullo sfondo. I veri protagonisti della storia sono i romanzi di Jane Austen, gli unici capaci di assistere e confortare gli uomini e le donne nella loro quotidiana lotta per la sopravvivenza.