Eccentrico milionario lascia una ricca eredità ai nipoti con la clausola di spendere in un mese tutto il patrimonio. Per i cugini Michele (Erminio Macario) e Tommaso Bernisconi (Amleto Filippi), campagnoli avari, l'impresa si rivelerà più difficile del previsto, dal momento che ogni somma di denaro sperperata si rivelerà in realtà un investimento e che il ricco zio, anche da morto, si dimostrerà un burlone. Secondo film di Erminio Macario diretto da Mario Mattoli e simbolo, insieme al precedente Imputato, alzatevi! della comicità gestuale, candida e un po' sempliciotta dell'attore piemontese. Per chi conosce l'avanspettacolo, Macario è noto per essere l'indimenticabile spalla di Totò ne Il monaco di Monza del 1963, parodia de I Promessi Sposi e contenitore di gag indimenticabili. All'epoca Macario è già un attore noto al grande pubblico quasi come Totò e Nino Taranto. Comico, ballerino e maschera di un genere di spettacolo pre-cinematografico che ha finito per estinguersi con la scomparsa dei suoi migliori attori. L'avanspettacolo ha portato per anni i più grandi interpreti del cinema italiano sui palcoscenici: tra gli altri anche Sofia Loren e Walter Chiari, hanno trovato nella loro carriera spazio per questa forma di recitazione che univa in un'unica rappresentazione svariate forme di esibizione tra cui anche canto e ballo. Se è vero, come qualcuno dice, che il cinema comico italiano sia nato proprio su questi palcoscenici, allora Erminio Macario, buffo pagliaccio dall'aria stralunata, ha contribuito a mantenerne vivo il successo. Lo vedi come sei... Lo vedi come sei? è, insieme a Imputato, alzatevi! il film che ha fondato il genere comico nella prima grande stagione cinematografica italiana. Totò, Fabrizi, Gassmann e Manfredi sarebbero arrivati dopo. Tuttavia rispetto alla precedente pellicola, si perde gran parte della verve rilassandosi sull'interpretazione di Macario e puntando ad essere solo - come diremmo oggi - una “pellicola da box office”. La sceneggiatura, alla quale fonti sconosciute e mai confermate dicono lavorò un giovanissimo Federico Fellini, si basa su poche gag ripetute e su una trama dell'assurdo fondata sull'improbabilità delle situazioni e su personaggi caricati. In confronto ai capolavori che verranno scritti e diretti da Mattoli tra gli anni '50 e '60 (Assunta Spina, Miseria e Nobiltà, Signori si nasce, Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi) il regista mostra ancora una tecnica cinematografica appena sbozzata e una scrittura artificiosa. Quello che invece già emerge, e che mai lo abbandonerà, neanche nelle successive indimenticabili pellicole, è la tendenza a costruire l'intero film come un “One man show”, affidato fin qui a Macario, e solo più avanti a Totò.