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Lo vedi come sei... Lo vedi come sei?

13/09/2012 10:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Lo vedi come sei... Lo vedi come sei?

Eccentrico milionario lascia una ricca eredità ai nipoti con la clausola di spendere in un mese tutto il patrimonio...

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Eccentrico milionario lascia una ricca eredità ai nipoti con la clausola di spendere in un mese tutto il patrimonio. Per i cugini Michele (Erminio Macario) e Tommaso Bernisconi (Amleto Filippi), campagnoli avari, l'impresa si rivelerà più difficile del previsto, dal momento che ogni somma di denaro sperperata si rivelerà in realtà un investimento e che il ricco zio, anche da morto, si dimostrerà un burlone.


Secondo film di Erminio Macario diretto da Mario Mattoli e simbolo, insieme al precedente Imputato, alzatevi! della comicità gestuale, candida e un po' sempliciotta dell'attore piemontese. Per chi conosce l'avanspettacolo, Macario è noto per essere l'indimenticabile spalla di Totò ne Il monaco di Monza del 1963, parodia de I Promessi Sposi e contenitore di gag indimenticabili. All'epoca Macario è già un attore noto al grande pubblico quasi come Totò e Nino Taranto. Comico, ballerino e maschera di un genere di spettacolo pre-cinematografico che ha finito per estinguersi con la scomparsa dei suoi migliori attori. L'avanspettacolo ha portato per anni i più grandi interpreti del cinema italiano sui palcoscenici: tra gli altri anche Sofia Loren e Walter Chiari, hanno trovato nella loro carriera spazio per questa forma di recitazione che univa in un'unica rappresentazione svariate forme di esibizione tra cui anche canto e ballo. Se è vero, come qualcuno dice, che il cinema comico italiano sia nato proprio su questi palcoscenici, allora Erminio Macario, buffo pagliaccio dall'aria stralunata, ha contribuito a mantenerne vivo il successo.


Lo vedi come sei... Lo vedi come sei? è, insieme a Imputato, alzatevi! il film che ha fondato il genere comico nella prima grande stagione cinematografica italiana. Totò, Fabrizi, Gassmann e Manfredi sarebbero arrivati dopo. Tuttavia rispetto alla precedente pellicola, si perde gran parte della verve rilassandosi sull'interpretazione di Macario e puntando ad essere solo - come diremmo oggi - una “pellicola da box office”. La sceneggiatura, alla quale fonti sconosciute e mai confermate dicono lavorò un giovanissimo Federico Fellini, si basa su poche gag ripetute e su una trama dell'assurdo fondata sull'improbabilità delle situazioni e su personaggi caricati. In confronto ai capolavori che verranno scritti e diretti da Mattoli tra gli anni '50 e '60 (Assunta Spina, Miseria e Nobiltà, Signori si nasce, Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi) il regista mostra ancora una tecnica cinematografica appena sbozzata e una scrittura artificiosa. Quello che invece già emerge, e che mai lo abbandonerà, neanche nelle successive indimenticabili pellicole, è la tendenza a costruire l'intero film come un “One man show”, affidato fin qui a Macario, e solo più avanti a Totò.


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