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Tutti i santi giorni

11/10/2012 11:00

Gabriele di Grazia

Recensione Film,

Tutti i santi giorni

Due anni dopo il successo di La prima cosa bella torna Paolo Virzì con una dolce commedia romantica interpretata dal poliedrico Luca Marinelli de La solitudine

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Due anni dopo il successo di La prima cosa bella torna Paolo Virzì con una dolce commedia romantica interpretata dal poliedrico Luca Marinelli de La solitudine dei numeri primi e dalla talentuosa cantante Federica Victoria Caiozzo, in arte Thony, due nomi destinati a lasciare il segno nel futuro del cinema e della musica del nostro paese.


Il timido e riservato Guido (Luca Marinelli), ha una grande passione per l’agiografia e per le lettere antiche. Personaggio fuori del tempo, anche se il fratello Duccio (Robin Mugnaini) lo definisce il più grande esperto mondiale di santi e martiri protocristiani, Guido lavora come portiere di notte in un prestigioso hotel al centro della Capitale, approfittando del silenzio notturno per immergersi nella lettura dei suoi amati testi classici. La sua fidanzata, Antonia (Thony), è l’opposto. Un passato controverso da musicista punk, è fuggita dalla Sicilia per accettare un impiego presso la futuristica stazione Tiburtina di Roma dove ogni giorno, in sella al suo motorino, arriva trafelata davanti allo sguardo torvo del suo capo. L’amore tra Guido e Antonia sembra non conoscere ostacoli, fino a quando la voglia di avere un bambino, che tarda ad arrivare, metterà a dura prova il loro rapporto.


Liberamente tratto dal romanzo La generazione di Simone Lenzi, la pellicola di Virzì ha tutte le caratteristiche di una fiaba metropolitana. Con un tocco leggero e ironico il regista racconta le vite di due trentenni in continua lotta col mondo che li circonda, due esseri fragili catapultati nella ferocia della periferia romana dove la vita scorre ripetendosi tale e quale giorno per giorno, nell’indifferenza della gente. Virzì ancora una volta pone l’attenzione sulla gente comune mostrandola nell’atto di sopravvivere tra le ansie e le inquietudini della nostra contemporaneità. Il tema del lavoro, che era stato affrontato con toccante amarezza in Tutta la vita davanti, qui viene soltanto accennato. Siamo in un’Italia in cui alla rabbia è ormai subentrata la rassegnazione. Come afferma lo stesso regista, la “bomba” è già esplosa, ed il motore della narrazione diventa perciò l’umanità dei personaggi di fronte all'intimo dolore di non riuscire a procreare nonostante gli innumerevoli tentativi - tra cui anche il ricorso alla medicina moderna. L’autenticità espressa dalle immagini, sulle quali viene impressa una trasognante patina di incanto, eleva senza dubbio l’opera, grazie anche alla prova impeccabile di Marinelli, e della cantante Thony, la cui voce vellutata arricchisce la colonna sonora della pellicola. Tra momenti più spiccatamente ilari e commoventi tratti di delicatezza, lo spettatore si lascia trasportare volentieri dalla potenza emotiva delle sequenze che l’eccezionale fotografia di Vladan Radovic contribuisce a rendere indimenticabili. Senza dubbio uno dei migliori lavori di Virzì.


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