
Tutti conoscono la storia della seconda guerra mondiale: Hitler, il terzo reich e la conseguente sconfitta del popolo tedesco. Quello che in molti ignorano è che dopo l'umiliante sconfitta, il Reich ha preso armi e bagagli e si è trasferito sul lato oscuro della Luna. Anno 2018: una delegazione a stelle e strisce torna sul satellite terrestre per portare voti ad una presidentessa ormai in declino. La loro spedizione, tuttavia, si imbatte presto in nazisti che uccidono tutti, tranne il modello di colore Washington (Christopher Kirby), il cui cellulare tecnologico diventa una possibile arma per i tedeschi che si stanno preparando ad invadere la Terra e creare così il quarto reich. A questa missione prende parte anche l'esperta terrestre Renate Richter (Julia Dietze), figlia dello scienziato del Reich e promessa sposa del prossimo fuhrer, che tuttavia si lascia irretire dal fascino esotico di Washington. Scritto da Michael Kalesniko e reduce da una compagna pubblicitaria durata anni, Iron Sky è una pellicola spaccata, un ibrido inconsapevole e incapace di scegliere una strada prioritaria per la propria narrazione. Se, da una parte, il film di Timo Vuorensola dipinge gag e scene demenziali assolutamente affascinanti nella loro trivialità , dall'altra immerge tutta la seconda parte della diegesi in un racconto che mira allo sci-fi nudo e crudo, abbandonando le caratteristiche della parodia, per trasformarsi in una narrazione quasi drammatica. Questo altalenare di toni opposti, lungi dall'essere motivato da scelte aprioristiche, finisce per compromettere la ricezione di un film senza possibilità di definizione, che proprio nella sua parte più ambiziosa e seria mostra le proprie debolezze. In effetti, tutta la prima parte della pellicola, pur nel suo scendere al livello più basso del trash, riesce a divertire oltre ogni aspettativa. I dialoghi politicamente scorretti - con i nazi spaziali incapaci di comprendere il ruolo tanto importante dato ad un uomo dalla pelle nera - sono accompagnati da richiami più o meno riconoscibili, capaci cioè di parlare ad un pubblico di dimensioni piuttosto estese. C'è, ad esempio, un richiamo al film La Caduta, in cui Hitler si rivolge furioso al suo entourage. Una sequenza entrata nell'immaginario collettivo non tanto per la pellicola in sé, ma per i fanvideo che hanno invaso youtube, in cui il fuhrer urla le proprie insoddisfazioni riguardo qualsiasi argomento, dai problemi burocratici dell'università fino alle debacles delle squadre di calcio. Tutto il resto - i richiami al cinema, con omaggi a Il Grande Dittatore e Frankenstein Jr, i continui rimandi a The Dark Side of The Moon - si perdono in un pastiche caotico, dove Vuorensola ha trovato il modo di inserire tutti gli elementi che ama in veste di spettatore - belle donne semivestite, guerre spaziali, tecnologie all'avanguardia - senza però riuscire a trovare una via per far emergere il suo ruolo di regista. Passati i primi quaranta minuti, effettivamente divertenti, la pellicola si perde, si confonde e finisce con il cancellare tutti i pregi della prima parte. Peccato: un'occasione mancata.