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Gladiatori di Roma

18/10/2012 11:00

Gabriele di Grazia

Recensione Film,

Gladiatori di Roma

Dopo aver raggiunto il successo planetario con i due film dedicati alle Winx, la Rainbow CGI tenta di superare i propri limiti con un nuovo lungometraggio d’ani

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Dopo aver raggiunto il successo planetario con i due film dedicati alle Winx, la Rainbow CGI tenta di superare i propri limiti con un nuovo lungometraggio d’animazione in grafica computerizzata pensato appositamente per il mercato estero. Anche se si è ancora lontani dalla qualità di Pixar e DreamWorks, Gladiatori di Roma, prodotto e diretto da Iginio Straffi, rappresenta indubbiamente un grande passo avanti del nostro paese nel campo dell’animazione. A prestare le voci ai personaggi principali del film sono Luca Argentero, Laura Chiatti e Belen Rodriguez.


Dopo la morte dei genitori, avvenuta durante la grande eruzione del Vesuvio, il piccolo Timo viene portato via da Pompei dal generale Chirone che lo conduce a Roma per crescerlo nella sua Accademia di Gladiatori, la più famosa di tutto l’Impero. Col passare degli anni, però, Timo sembra preferire, al duro allenamento del generale, bighellonare in giro per la città con i suoi amici Ciccius e Mauritius. Quando però la bella figlia di Chirone, Lucilla, torna dalla Grecia, in Timo si risveglia l’antico interesse per la fanciulla ed il desiderio di apparire ai suoi occhi migliore di Cassio, il più valido combattente dell’Accademia a cui Lucilla è destinata come sposa. Per riuscire nell’impresa di diventare un “vero uomo” il nostro eroe si affida alla seducente Diana che lo sottopone ad un duro allenamento nel bosco in compagnia di animali feroci e pericoli nascosti dietro ogni angolo. Ce la farà Timo a battere l’arrogante Cassio in un combattimento corpo a corpo nell’arena del Colosseo e a sposare Lucilla?


Gladiatori di Roma è un vero spettacolo per gli occhi. Escludendo le innumerevoli inesattezze storiche di cui il film abbonda, il risultato del lavoro che ha impegnato lo staff della Rainbow CGI per ben quattro anni di produzione effettiva è sbalorditivo: i personaggi, ben disegnati e caratterizzati psicologicamente - Timo e Chirone su tutti - si muovono fluidamente sullo sfondo di un’Antica Roma ricostruita minuziosamente in tutti i suoi dettagli e di cui sono stati realizzati ben 12000 schizzi di preparazione per definirne le oltre 150 scenografie. Lo spettatore non può far altro che lasciarsi catapultare indietro di duemila anni divenendo visitatore partecipe di una città ancora priva di automobili assordanti ed immersa nel verde. L’unica nota dolente è rappresentata dal personaggio di Diana, raffigurata in abiti davvero troppo succinti e protagonista di alcune scene dai richiami erotici che, come asserito dallo stesso regista, sono state eliminate nelle versioni del film destinate a paesi più conservatori. Un vero peccato per una pellicola che, pur cercando di andare incontro al favore del pubblico adulto, dovrebbe essere destinata principalmente ai più piccoli. Capitolo a parte il doppiaggio: se la scelta di attori modesti come Luca Argentero e Laura Chiatti per le voci del protagonista Timo e della sua amata Lucilla è ancora accettabile, non lo è in alcun modo la presenza di Belen Rodriguez nel cast. Il suo lavoro, svogliato e senz’anima, macchia non solo il personaggio di Diana, già discutibile di suo, ma l’intero lavoro di Iginio Straffi. 3D dimenticabile.


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