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Silent Hill: Revelation 3D

02/11/2012 12:00

Roberto Semprebene

Recensione Film, Speciale Videogiochi,

Silent Hill: Revelation 3D

Heather Mason ha cambiato ancora scuola, ma è consapevole che anche questa non sarà l’ultima...

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Heather Mason ha cambiato ancora scuola, ma è consapevole che anche questa non sarà l’ultima. La sua è una vita fatta di continui spostamenti insieme al padre Harry, con il quale è in fuga da un passato fatto di orrori inimmaginabili.


Heather non è altro che la nuova identità di Sharon, la bambina protagonista del primo Silent Hill, qui quasi diciottenne. Nonostante i tentativi del padre di metterla al sicuro, il legame con la cittadina e con gli orrori che la abitano continua ad attirarla verso il proprio passato attraverso incubi dall’esasperante realismo. In seguito al rapimento di Harry da parte dei fanatici abitanti di Silent Hill, Heather si trova a dover far ritorno al luogo in cui ha avuto origine la tenebra che avvolge la sua storia.


Michael J. Bassett mantiene forte il legame, soprattutto in termini estetici, con la serie di videogiochi survival horror, in particolare al terzo capitolo della saga videoludica prodotta da Konami. Cionondimeno il regista e sceneggiatore britannico si dimostra meno capace di Christophe Gans nel riuscire a tradurre le ansiogene atmosfere del gioco e il senso di soprannaturale ineluttabilità che il primo Silent Hill portava con sé. Chiarita la superiorità di quest'ultima pellicola rispetto al sequel, Bassett è comunque in grado di intendere le atmosfere e le inquietudini che animano la serie e trasporle in immagine filmica in modo efficace. Quello che invece stenta a comporsi è l’aspetto narrativo del film, forse troppo arzigogolato e ricco di rimandi che rendono difficile seguire l’evoluzione della storia per chi non sia già consapevole del contesto. Di converso, i personaggi non godono di un approfondimento che consenta una piena empatia del pubblico, rimanendo delineati in modo superficiale. Il taglio conferito ai dialoghi e alla costruzione generale del film sembra essere inverosibilmente teen e scontato per restituire l’insieme di riferimenti e rimandi esoterici che animavano la controparte videoludica. Restano da citare un uso del 3D che non aggiunge molto alla visione, salvo forse rendere ancora più cupi gli ambienti in cui si svolge l’azione, da sempre uno dei tratti distintivi di questo horror. Nel complesso dunque un film che si cala nel solco del suo predecessore ma, pur risultando nel complesso un’opera gradevole, non riesce pienamente nel tentativo di confermare sul grande schermo la qualità che Silent Hill portò all'intrattenimento videoludico.


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