Il barone Manfred Von Richtofen (John Phillip Law) è un ufficiale che, durante la prima guerra mondiale viene trasferito dalla cavalleria all’aviazione, sotto l’ala di Oswald Boelcke (Peter Masterson). Le sue capacità fuori dall’ordinario e il suo carisma lo portano in poco tempo a scalare la gerarchia militare delle file tedesche. La sua carriera subisce una svolta quando, durante il conflitto, i tedeschi subiscono un attacco guidato da colui che diventerà la nemesi del barone rosso, il canadese Roy Brown (Don Stroud). Mentre la guerra avanza e le possibilità di vittoria per la Germania si assottigliano, il barone rosso continua imperterrito la sua lotta tra le nuvole, finchè un nemico più grande non giungerà a chiedere il conto. Roger Corman è un regista conosciuto ai più per aver dato vita alla galleria più interessante di b-movies all’interno della storia del cinema. Appassionato di cultura mainstream, divoratore di fumetti e incredibile amante del cinema, Corman è in realtà un autore poliedrico che, quando non era occupato a portare sul grande schermo le proprie passioni o le proprie fantasie, si concentrava sui ritratti di un’umanità spesso senza valori, decontestualizzata dal proprio tempo. Manfred Von Richtofen si inserisce alla perfezione in questa galleria di esseri umani borderline; nonostante il suo carattere carismatico e la lealtà che lo lega ai suoi compagni, il barone rosso è anche uno scapestrato che non sa obbedire agli ordini, che danza intrepido sul confine sottile tra viltà e intelligenza. Un uomo che ha bisogno di un brutto incidente e dell’intervento di una dolce infermiera per sensibilizzare se stesso alle cose della vita. Il barone rosso – interpretato magnificamente da John Phillip Law – è un uomo che guarda in faccia la morte, ma non ne conosce il valore intrinseco, che non si ferma a porsi domande e che, fondamentalmente, non capisce il mondo in cui si muove. Eroico agli occhi dei suoi compagni, Manfred arriverà forse troppo tardi a porsi questioni importanti, anche riguardo a quella guerra che lo vede come uno dei protagonisti più affascinanti. Tutto ciò è reso da Corman con uno stile volutamente sopra le righe, giocando sulla stessa eccentricità che caratterizza il suo protagonista. Emblematica, in questo senso, la scena in cui, dopo l’attacco canadese e l’arrivo di nuovi aerei da guerra, Manfred Von Richtofen decide di farli verniciare tutti con colori sgargianti, a partire dal rosso che lui stesso sceglierà per guidare i suoi uomini e spaventare il fronte avverso. Va detto, comunque, che il vero punto di forza di questa pellicola è rappresentata dalle sequenze aeree. Corman crea un mondo sospeso che però ha la concretezza del mondo terreno, dove vita e morte vanno di pari passo e dove l’amicizia e l’avversità spesso non sono così diversi. Nei dialoghi, purtroppo, il film zoppica palesemente. Pur non mancando di ritmo, Il Barone Rosso ha il limite di arrovellarsi a volte su scambi dialettici un po’ troppo prolissi e dal vocabolario ricercato, che finiscono con il minare la ricezione.