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Red Lights

19/11/2012 12:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Red Lights

Scienza contro religione...

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Scienza contro religione. Fede contro misticismo. Paura contro conforto. L'eterno divario tra due entità tanto opposte quanto complementari rinasce costantemente dalle proprie ceneri. Rodrigo Cortès, regista di Buried - Sepolto vivo, torna in cabina di regia per dirigere un thriller ad alta tensione basato sui contrasti, sulle dualità e sulle antitesi costanti tra modi diversi di interpretare il mondo.


La dottoressa Margaret Matheson (Sigourney Weaver) e Tom Buckley (Cillian Murphy), il suo collaboratore, sono due importanti investigatori di fenomeni paranormali. Dopo aver scoperto i trucchi del mestiere di molti sensitivi, cercano di smascherare pubblicamente anche Simon Silver (Robert De Niro), il più famoso non vedente esperto del paranormale.


Sempre sul filo del rasoio, Red Lights è una pellicola intensa e morbosamente drammatica, tendente al melodramma ma intarsiata di barocchi artifici retorici e scenografici. Nel grigiore di un'anonima cittadina americana spiccano violentemente i colori stranianti e le voci altisonanti di coloro che contraddicono il sentire comune, che raccontano una verità alternativa, che non hanno paura di esporre il proprio punto di vista. Cortès, facendo leva esclusivamente sul carisma di una attore camaleontico come Cillian Murphy, sacrifica ogni possibile colpo di scena in favore di una narrazione funambolica e perennemente confusa. Deus ex machina dell'intera vicenda, Berckley cerca la verità, il successo professionale, la propria identità; accanito sostenitore delle proprie teorie, l'uomo non si lascia affascinare dai trucchi di magia del suo rivale, né intimorire dalle minacce o dagli ostacoli. Con un Robert De Niro bizzarro e fuori forma, Murphy è il padrone indiscusso dei riflettori, un talento al servizio di una pellicola incompleta. Incline per natura a guardare oltre l'apparenza, il suo personaggio si incammina nei labirinti oscuri della mente e cerca di dare una risposta alla brama dell'animale che, costretto a vivere nel buio, si ritrova a domandare avidamente la luce con un grido di rabbia. Prove tangibili, o presunte tali, finiscono sempre, inesorabilmente, per rivelare che "l'unico modo per tirar fuori un coniglio da un cilindro, è mettercelo".


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