
Agustìn (Tomàs Carullo Lizzio) è un ragazzo introverso. Ogni giorno, dopo le lezioni, torna a casa ad accudire la nonna. Un bel giorno decide che tutto questo non lo soddisfa più e stacca la spina. Si spinge fuori, oltre la quotidianità e le interazioni obbligate dal sistema scolastico, lasciandosi alle spalle l'anonima città fluviale in cui ha vissuto fino ad allora. Scappa via con l'amico Javier (Juan Marcos Bracco Arancet) per piantare il seme del cambiamento: entrambi stanno vivendo quella fase di passaggio della vita che segna la fine dell'infanzia e l'inizio dell'adolescenza. Igual si llueve è un film composto da blocchi di immagini statiche, chiaramente avulse da un disegno più grande. Indimenticabile - in negativo - la cover di A Hard Rain's a-Gonna Fall di Bob Dylan cantata da un ragazzo nella foresta: inquadratura fissa per quasi 7 minuti che non suggerisce nessuna spinta direzionale alla storia. È tuttavia presente una ricerca visiva del preambolo adolescenziale di discreta riuscita; quella fase transitiva in cui la crescita comincia a raffreddare l'entusiamo irrazionale del bambino che affronta la vita in maniera più consapevole. Intento nobilissimo, rovinato dalla sceneggiatura ornamentale che si affida al non detto, alla successione in sequenza di gesti e sguardi di una coppia di amici. Posto che i dialoghi non sono il punto forte dell'esordio registico di Fernando Gatti, non lo sono neppure le idee: il momento di massima partecipazione fanciullesca avviene a metà film, quando i due protagonisti giocano al quiz "indovina l'animale". Di esempi indecifrabili invece ce ne sono parecchi: in una scena ambientata in riva al fiume scorre davanti ai loro occhi una canoa. La fissano, immobili, fino a quando non scompare dall'inquadratura. Cogliere il senso da una produzione del genere è impresa ardua, specie da un punto di vista commerciale. Certamente non sono i coetanei di Agustìn il pubblico di riferimento a cui si rivolge Igual si llueve: all'anteprima internazionale ad Alice nella Città (sezione parallela e autonoma del Festival del Cinema di Roma), dopo un silenzio imbarazzante, le scolaresche si sono scatenate con battute e commenti dei più originali. Parentesi cinematografica che nessun cineasta - intellettuale o meno - augurerebbe alla prima dei suoi film.