Robbie (Brady Allen) è un bambino visibilmente strano, che si aggira da solo per il quartiere. Le sue bizzarrie catturano l’attenzione di Alex (Kathryn Newton), un’adolescente tutta pepe che abita proprio di fronte alla casa di Robbie. Quando Katie (Katie Featherston), la madre di Robbie, viene portata in ospedale a seguito di un misterioso incidente, Robbie viene ospitato in casa di Alex, dove fa amicizia con il piccolo Wyatt (Aiden Lovekamp). Dal suo arrivo in casa, Alex comincia a notare strani fenomeni che, se dapprima si limitano ad incuriosirla, alla fine arriveranno a spaventarla a morte. Henry Joost e Ariel Schulman, già registi del precedente Paranormal Activity 3, film che cercava le origini della maledizione delle sorelle Katie e Kristi, tornano al cinema con il quarto capitolo della saga horror lanciata da Oren Peli e divenuta famosa grazie ad una grandiosa operazione di marketing. In questo quarto episodio l’obiettivo narrativo sembra quello di ricreare un filo logico e cronologicamente consequenziale rispetto al primo episodio - torna l’inquietante Katie, di modo che si potrà scoprire cosa è successo a suo nipote Hunter. Il ritorno alle origini di Paranormal Activity si inserisce in un contesto drammaturgico dove, pur giocando su schemi collaudati nelle pellicole precedenti, i momenti di tensione e gli scoppi improvvisi di paura accompagnano lo spettatore in novanta minuti da brivido, dove ogni mezzo di comunicazione diventa possibile strumento di rivelazione del male. Pur lasciando che sia l’occhio della macchina a mano quello privilegiato per raccontare gli eventi paranormali che si susseguono in casa, Joost e Schulman decidono di ampliare lo spettro tecnologico, aggiungendo webcam, Skype e i sistemi di registrazione delle console videoludiche, come la X-box. Questa scelta - tutt’altro che casuale - sembra sottolineare la consapevolezza dei registi che il vero target di riferimento della saga è da ricercarsi in quel gruppo numeroso di adolescenti che non solo potranno rispecchiarsi nei personaggi di Alex e del suo ragazzo, ma si divertiranno nel trovare motivo di angoscia in apparecchi che accompagnano la loro naturale quotidianità . Come accadeva nei film precedenti, anche Paranormal Activity 4 si basa sul senso di suspance e attesa: inquadrature che impallano i personaggi o che nascondono l’ambiente circostante confluiscono tutte nella costruzione di un senso di angoscia claustrofobico. Impossibile abbassare la guardia: nonostante sia la quarta messa in scena di questo spettacolo di cui si conoscono bene i meccanismi di narrazione, ci si aspetta comunque uno spavento improvviso che, puntualmente, arriva.