Storia dell’amicizia tra Ernest, orso clown e musicista, e Celestine, topina orfana fuggita dai suoi simili. L’incontro e l’affetto nato fra i due sarà l’occasione per sfidare le regole imposte dai rispettivi mondi e dimostrare che la credenza, che vuole gli orsi delle bestie feroci e i topi degli animali dispettosi, è solo frutto di un inutile pregiudizio. In periodo natalizio, mentre le sale cinematografiche di tutto il mondo si preparano ad essere invase da film d’animazione in 3D, dalla tecnica coinvolgente e disegni sempre più realistici ed accattivanti, arriva dalla Francia un colto cartone animato tradizionale, colorato ad acquerelli, tratto dai libri per bambini di Gabrielle Vincent e dal romanzo di Daniel Pennac, anche sceneggiatore del film. Delle favole della Vincent, scrittrice e pittrice, Pennac si era innamorato anni orsono, tanto da immaginarvi a lungo un romanzo da trasporre. Menzione speciale a Cannes 65 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, la realizzazione di Ernest e Celestine ha richiesto oltre quattro anni di lavoro. L'incontro con i disegnatori Benjamin Renner, Stephane Aubler e Vincent Patar - il primo all'esordio nell'animazione, gli altri due già autori nel 2010 dell'originale Panico al villaggio - ha costituito l'occasione per un esperimento creativo. I tre dirigono una fiaba disegnata in vecchio stile, con animali parlanti e una morale esodiana che vuole fare riflettere sull’amicizia, sulle diversità e sul coraggio di essere migliori di quel che si è. La storia dell’incontro e dell’amicizia fra due protagonisti diversissimi - significativamente rappresentati da un orso e un topo, personaggi simbolo delle favole - entrambi rigettati dai rispettivi mondi, con sogni in comune e un passato di solitudine, è raccontata poeticamente attraverso un’animazione classica, come certi cartoni animati vecchio stile. Il modo il cui la pellicola affronta sentimenti negativi come la tristezza e la paura sembra confarsi perfettamente con la scrittura di Pennac, e con la leggerezza di tocco rappresentata sullo schermo dalla tecnica acquerellata e dai contorni appena accennati dei disegni, opera di Benjamin Renner, giovane disegnatore di talento, che coraggiosamente contrappone i suoi esili schizzi all’universo accecante dell’animazione contemporanea. Il lavoro combinato dei talentuosi creatori mostra la perfetta riuscita di una pellicola di gruppo, alla cui bellezza formale e ispiratrice partecipano anche i doppiatori, nella versione originale francese Lambert Wilson e Pauline Brunnier (mentre nella trasposizione italiana Claudio Bisio e Alba Rohrwacher), e il compositore Vincent Courtois. Ernest e Celestine è un film toccante e delizioso, di nobili intenzioni e di lodevole derivazione, ma – forse frutto dell’effetto straniante dell’acquerello e della tecnica classica in contrasto con le nuove frontiere dell'animazione – è lecito chiedersi quanto successo sia destinato ad avere sui bambini di oggi. Un orso buono di cuore, una dolce topolina, un epilogo al miele, un intento che appare ancora troppo didattico: immediatamente, si ha l’impressione di essere calati in un’atmosfera da favola della buonanotte, in qualcosa di splendidamente poetico e decisamente fuori epoca.