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Donnie Brasco

29/12/2012 12:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Donnie Brasco

Nel 1997 il britannico Mike Newell, cavalcando l’onda del successo di pellicole come The Good Father – Amore e rabbia e Quattro matrimoni e un funerale, realizz

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Nel 1997 il britannico Mike Newell, cavalcando l’onda del successo di pellicole come The Good Father – Amore e rabbia e Quattro matrimoni e un funerale, realizzò Donnie Brasco, gangster movie pieno di azione e adrenalina, ispirato alla vera storia dell’agente segreto Joe Pistone.


America, anni ’70. L’agente speciale Joseph D. Pistone (Johnny Depp) lascia la propria famiglia per dedicarsi anima e corpo a una delicata operazione sotto copertura. Assumendo il nome di Donnie Brasco, l’uomo riesce a conquistare la simpatia del malavitoso Lefty (Al Pacino) e a convincerlo a fargli da garante per entrare a far parte del gruppo dei “bravi ragazzi” di New York. Il rapporto di alleanza e rispetto che nutre per Lefty, però, si tramuta ben presto in un affetto incondizionato e sincero tanto che, giorno dopo giorno, l’uomo smette di essere Pistone per diventare Brasco. La sua immedesimazione nel personaggio, lo allontana definitivamente dalla moglie e dalle figlie, portandolo a tramutarsi in un gangster spietato e violento. Davanti al brutale omicidio di un collega, però, Donnie decide di denunciare i boss della mafia, pur condannando a morte, inesorabilmente, il suo amico Lefty.


Adattando il libro di memorie Donnie Brasco, My Undercover Life in the Mafia, lo sceneggiatore Paul Attanasio (The Bourne Ultimatum) ha cercato di ricreare l’atmosfera glaciale e distaccata che circondava l’ambiente malavitoso di New York. Il regime terroristico creato dalla mafia della Grande Mela era basato su una violenza psicologica impalpabile e indefinita le cui armi preferite erano sguardi assassini e silenzi funerei, diretti a uccidere l’anima della vittima prima ancora del suo corpo. Una vera e propria famiglia di criminali i cui unici valori erano l’onore e il rispetto per i fratelli, a scapito di qualsiasi altra forma umana di sentimento. Accompagnati dalla nebbiosa fotografia di Peter Sova (The Strangers) e dalla decisa regia di Newell, uno strepitoso Al Pacino e un brillante Johnny Depp, divincolandosi tra i richiami ad Al Capone e a Scarface, danno vita a un poliziesco sui generis, capace di coinvolgere ed inquietare lo spettatore, avvinghiandolo in un gioco di tensioni emotive ed obblighi irrinunciabili.


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