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Quartet

18/01/2013 12:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

Quartet

La musica non abbandona mai, può accompagnare l’artista, come la persona comune, in tutte le fasi della vita, dall’apice del successo al limbo della memoria...

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La musica non abbandona mai, può accompagnare l’artista, come la persona comune, in tutte le fasi della vita, dall’apice del successo al limbo della memoria. Beecham House è un luogo molto particolare: una casa di riposo per musicisti e cantanti, grandi glorie si ritrovano per vivere insieme il crepuscolo delle loro esistenze. Per quanto i suoi ospiti siano caratterizzati da tutti quei disturbi che colpiscono, chi più chi meno, le persone giunte ad una certa età, l’atmosfera che si respira è tutt’altro che triste o decadente. Il potere della loro passione, l’amore incondizionato per la musica, sembra in qualche modo sostenerli, donargli una forza diversa, riuscire a dargli ancora uno scopo che non sia solamente il rivangare il loro glorioso passato.


Fra i pensionanti di Beecham House vi sono la contralto Cecily “Cissy” Robson (Pauline Collins), il baritono Wilfred “Wilf” Bond (Billy Connolly) e il tenore Reginald “Reggie” Paget (Tom Courtenay), tre dei quattro membri di uno dei più rinomati quartetti della storia della lirica inglese. Come gli altri ospiti della casa, i tre sono alle prese con le prove per il Gala in memoria di Verdi, evento annuale durante il quale si raccolgono i fondi per sovvenzionare Beecham House. I loro preparativi vengono però sconvolti dall’arrivo di Jean Horton (Maggie Smith), l’ultimo membro del quartetto originale che aveva al tempo abbandonato per perseguire una sfavillante carriera da solista. I tentativi di riunire il gruppo e fare del Gala un evento memorabile si scontrano con le ruggini del passato e con la paura di Jean di non essere più all’altezza di se stessa. Ma la musica è una passione che sa superare ogni difficoltà.


Basato su una pièce teatrale di Ronald Harwood, Quartet segna l’esordio alla regia di Dustin Hoffman che si rivela regista sensibile e raffinato: il pluripremiato attore dirige un film di grande delicatezza e poesia che rende lieve la paura d'invecchiare, raccontando la quotidianità di Beecham House con grande serenità, ma senza edulcorazioni. Forte di interpretazioni di grande spessore, di una colonna sonora che è un impasto di alcuni dei più grandi componimenti classici, lirici e anche jazz, e infine dei dolci paesaggi della campagna inglese, Quartet sa farsi portatore di molti temi importanti – amore, arte, vecchiaia, educazione – con levità e ritmo, concedendosi anche diversi momenti di vero divertimento. La mano di Hoffman è abile nell’accompagnare la narrazione lungo il suo percorso di emozioni, con picchi drammatici oltre che comici, dialoghi brillanti – in cui è evidente ma non marcata la derivazione teatrale – e un montaggio pulito e consapevole, che non si lascia mancare un tocco di eleganza sul finale.


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