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Fukushame - Il Giappone Perduto

22/01/2013 12:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Fukushame - Il Giappone Perduto

Marzo 2011...

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Marzo 2011. Il Giappone è scosso da uno dei più violenti sismi mai registrati sul territorio. Tra i numerosi danni c’è anche la grave compromissione della centrale nucleare di Fukushima, raggiunta dalle onde anomale dello tsunami, con il conseguente rilascio di un sostanzioso quantitativo radiattivo in tutto il Giappone. Una zona di 20 km attorno alla centrale, la "No-Go Zone", è immediatamente evacuata e l’accesso ad essa viene proibito a chiunque. Sette mesi più tardi, il videoreporter Alessandro Tesei, aiutato da un gruppo di animalisti della Animal Forest, riesce ad entrare nella No-Go Zone e a documentarne il vero volto.


Dal lavoro combinato di Tesei - lunghi studi di documentaristica alle spalle -, Matteo Gagliardi - video-artist di fama internazionale (Space Opera) - e Pierpaolo Mittica, pluripremiato fotoreporter, nascono due progetti: il primo è Enter Fukushima, corto di 15 minuti tra il documentario e la fiction, che traccia un itinerario della "zona proibita”; e il secondo è Fukushame - Il Giappone Perduto, un "docu-road movie‭" - come lo ha definito lo stesso Gagliardi‭ - a metà tra un'ambiziosa impresa giornalistica e un avventuroso reportage. Se da un lato infatti Fukushame vanta una quantità di materiale e di contributi tecnici di enorme importanza, ad iniziare dalle interviste – da Katsunobu Sakurai, sindaco di Minamisoma, cittadina a 25 km da Fukushima Dai-ichi, luogo del disastro nucleare, a Seiichi Nakate di Save the children from radiations fino a Naoto Kan, ex premier giapponese – il film è soprattutto il racconto avvincente dell’ingresso del reporter nella No-Go Zone. Munito di telecamera e di strumenti per misurare le radiazioni, Tesei, ad una distanza di 1 km dal reattore, strappa il sipario di omertà e bugie gettato dalle autorità giapponesi su Fukushima giungendo, è il caso di dirlo, al nocciolo della questione. Il reporter non si limita solo a collezionare pareri autorevoli e opinioni politiche, ma presta attenzione anche al lato umano della vicenda e alla riflessione, concedendo spazio alla vox populi dei luoghi colpiti dal disastro, e cimentandosi persino in un tentativo di inquadramento scientifico del problema, rivelandone con successo i rischi, fuor di leggenda e di facili fascinazioni (primo fra tutti l’orrorifico paragone con Cernobyl). Accatastando l’una sull’altra le ambiguità e le contraddizioni di un Giappone che, nonostante il proprio drammatico passato, non rinuncia al nucleare, Fukushame mostra come l'approvvigionamento dell'energia da un lato coinvolga nella sua totalità e nella quotidianità la cittadinanza, in particolar modo quella dei dipartimenti attorno a Fukushima (Minamisoma, per esempio), e al tempo stesso costituisca il nodo inestricabile di una politica inetta. Ad uscire devastato dal film di Tesei è soprattutto il governo giapponese, il famoso nano tenuto sulle spalle dal gigante dell’economia, colpevole di una politica di silenzi e criminosi rattoppamenti di cui il più eclatante è l’innalzamento stabilito a tavolino, quasi all’insaputa della popolazione, della soglia di radioattività consentita nel paese.


All’audacia giornalistica di Alessandro Tesei si aggiunge il talento registico di Gagliardi,‭ ‬co-sceneggiatore del film, e la sensibilità fotografica di Pierpaolo Mittica. Lavorando in stretta collaborazione, i tre autori, nonostante l'impegnativa tematica, non rinunciano ad una certa ricercatezza artistica, come rivelano le riprese nella vecchia Fukushima, una città fantasma su cui aleggiano inquientantemente le radiazioni. Distribuito nelle sale italiane a due mesi dall’anniversario del disastro giapponese, la realizzazione di Fukushame si è fondata più sulla fiducia della produttrice Christine Reinold che su un reale ritorno di interesse al tema del nucleare, argomento su cui, specie nell’ultimo anno, l’attenzione è nettamente calata. Tuttavia, come da ammissione della Reinold, Fukushame non è solo un documentario ma una pellicola che offre una riflessione approfondita e completa sul nucleare, filtrandone la paura e restituendone le problematiche più concrete e, per questo, più pericolose.


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