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Il lato positivo - Silver Linings Playbook

24/02/2013 12:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Il lato positivo - Silver Linings Playbook

David O’ Russell rivoluziona il linguaggio della commedia sentimentale

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David O’ Russell è un regista per gran parte della sua carriera snobbato dalla critica, anche per via di un carattere sanguigno che lo ha portato più volte a scontrarsi violentemente con i propri attori. Scatti d’ira, questi, che a ben guardare si possono ritrovare lungo i ritratti dei personaggi assurti ad emblema della propria cinematografia. Se nel meraviglioso The Fighter – che ha portato David O’ Russell sulla cresta dell’onda e che è valso ben due oscar agli attori non protagonisti Christian Bale e Melissa Leo – a essere messa in scena era la rabbia e le frustrazioni di una famiglia allargata, ne Il lato positivo - Silver Linings Playbook a catturare l’attenzione è un Bradley Cooper che si cimenta nella sua migliore interpretazione, scivolando sotto i panni di un uomo bipolare distrutto dalla fine del proprio matrimonio e schiavo di scatti d'ira improvvisi.


Pat (Bradley Cooper) è appena uscito da una clinica di sanità mentale a Baltimora dove ha trascorso gli ultimi otto mesi dopo aver pestato a sangue l’amante della moglie. Ora che è di nuovo a casa Pat, diviso tra faticosi esercizi fisici e improbabili analisi dei capolavori letterari, deve vedersela con un mondo che si mostra diffidente nei suoi riguardi, spaventato com’è che egli possa esplodere di nuovo. Così, mentre il padre (Robert De Niro), allibratore in attesa di aprire un ristorante, cerca di farlo entrare nei riti propiziatori pre-partita della squadra degli Eagles, e la madre (Jackie Weaver) lo circonda di un amore a prescindere, Pat cerca in tutti i modi di reinventare se stesso. La sua missione procede alla perfezione finchè sulla sua strada irrompe – letteralmente – Tiffany (Jennifer Lawrence), cognata del suo miglior amico e vedova problematica.


Tratto dal romanzo di Matthew Quick – edito, per la prima volta, con il titolo L’orlo argenteo delle nuvole – Il lato positivo - Silver Linings Playbook fa per la commedia quello che The Fighter aveva fatto per i film sulla box. Se la precedente pellicola di O’Russell sfaccettava ulteriormente le regole di un genere concentrandosi più sulle ardimentose volute psicologiche dei personaggi che sugli incontri, Il lato positivo - Silver Linings Playbook utilizza il linguaggio della commedia sentimentale in maniera nuova, in una coraggiosa commistione tra dramma e commedia. La pellicola si veste di molti elementi drammatici – serpeggiano i temi della morte, dell’abbandono e della solitudine – che ben si esprimono nella difficoltà che hanno i due personaggi di rapportarsi con il mondo che li circonda, e anche l’uno con l’altra. Pat rifiuta la realtà, si nasconde dietro il suo ritrovato ottimismo, vestendo al contrario i panni di un ingenuo. Dall’altro lato Tiffany - la sanguigna e assolutamente irresistibile Jennifer Lawrence - è una donna fin troppo diretta, tanto da nascondere le sue parole e il suo dolore dietro l’ostentazione della realtà. I due protagonisti di Il lato positivo - Silver Linings Playbook sono personaggi agli antipodi, che reagiscono in modo opposto alle piccole grandi tragedie delle loro vite. E proprio in queste differenze, nei loro modi di agire, opposti e complementari, si nasconde il segreto per una perfetta coesione spirituale, che si esprime al meglio attraverso la danza. I corpi dei due attori protagonisti, allora, si sciolgono e si intrecciano senza mai toccarsi, accomunati da una piccola stanza insonorizzata dove il corteggiamento e l’amore nasce senza che nessuno se ne accorga. Lo spettatore rimane ammaliato da questi due esseri, reietti e divini, etichettati come “rotti” dal pensiero comunitario, ma in qualche modo portatori di valori invisibili agli altri. La bellissima colonna sonora, curata da Danny Elfman, accompagna il continuo altalenare tra speranze e fallimenti, tra rabbia e dolore, tra risate e risse, solidificandosi come corpo presente intorno alle interpretazioni magistrali di tutto il cast. Per una commedia sentimentale fuori dagli schemi, David O’ Russell pesca omaggi dalla tradizione cinematografica di genere, da Sabrina a Dirty Dancing, mescolando queste influenze con scelte stilistiche che, seppur richiamando i canoni linguistici, reinventano se stesse, con toni ora comici ora volgari, con strizzate d’occhio al miglior Baz Luhrmann e la determinazione di concentrarsi soprattutto sui protagonisti, sui loro dolori e le loro cicatrici. Così facendo, per la seconda volta consecutiva, il regista dirige un’opera molto vicina al capolavoro.


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