Tratto dal tutt’altro che memorabile romanzo La sedicesima luna, di Kami Garcia e Margareth Stohl, primo capitolo della saga intitolata The Caster Chronicles, Beautiful Creatures è l’ennesimo tentativo di sopperire alla mancanza di una saga dal grande potenziale commerciale come furono Harry Potter e Twilight. Nata nel sottobosco letterario del genere young-adult, la pellicola è diretta da Richard LaGravenese che, sia in qualità di regista che di sceneggiatore, ha più volte affrontato il rischio di una trasposizione letteraria: si pensi ad esempio a P.S. I love you fino a Le cronache di Narnia: Il viaggio del veliero, passando per L’uomo che sussurrava ai cavalli e Come l’acqua per gli elefanti. Ethan Wate (Alden Ehrenreich) è un adolescente che vive in una piccola cittadina dalla mentalità ristretta. Il suo sogno è quello di riuscire ad andarsene dalla città natale una volta che avrà conseguito il diploma; questo anche perché, dalla morte della madre, suo padre vive come un recluso nel proprio studio, apparentemente incurante del benessere del figlio, di cui si cura la governante Amma (Viola Davis). Da qualche tempo Ethan si sveglia di soprassalto a causa di strani incubi alla fine dei quali muore. Tra questo e i problemi interpersonali a scuola, la vita del ragazzo subisce un’ulteriore complicazione quando a scuola arriva Lena Duchannes (Alice Englert), nipote di Macon Ravenwood (Jeremy Irons), il misantropo eremita della città . A causa della sua parentela e del suo aspetto così diverso da quello della maggioranza della popolazione, Lena viene perseguitata dalle sue coetanee e guardata con sospetto da tutti, tranne che da Ethan. I due diventano amici e il giovane scopre che gli strani eventi a cui è stato testimone sono dovuti proprio alla nuova arrivata. La ragazza, infatti, è una strega che, allo scoccare del sedicesimo compleanno, verrà reclamata e scegliere se stare dalla parte del bene o del male. Attraverso la sceneggiatura di LaGravenese, l'adattamento ricalca gli stereotipi dell’urban fantasy attraverso uno script però più attento. Così se da una parte si tratta dell’ennesimo esempio di amore tra umano e non umano e di young lovers, dall’altro è innegabile l’apporto dato da dialoghi attenti e verosimili che a pennellate di ironia e goliardia alternano battute al vetriolo. Ammantato da una fotografia cupa e umida, Beautiful Creatures ha però il grave problema di essere fondamentalmente privo d’anima: in un prodotto cinematografico che fa dell'elemento magico il proprio centro nevralgico è proprio la magia a venir meno. Gli effetti speciali sono quasi dilettantistici, mentre le situazioni straordinarie messe in scena sembrano solo farsesche riproduzioni. A questo si aggiunge la scelta di due protagonisti insipidi, così come la storia d’amore tra i due, che dovrebbe essere il motore emotivo trainante della pellicola (sebbene sia anche l’elemento più banale) e invece risulta intorpidita, priva di qualsiasi scintilla. Di poco risolleva le sorti il cast di prima categoria che attornia la coppia protagonista: da Viola Davis, governante affettuosa dal background misterioso, fino a Jeremy Irons, assolutamente irresistibile nei panni di uno zio fuori di testa.