Tra il 1900 e il 1920 lo scrittore L. Frank Baum scrisse ben 14 romanzi, ambientandoli nel meraviglioso mondo di Oz, un universo dai colori sfavillanti. Più che per i libri, tuttavia, la creazione di Baum è rimasta famosa grazie alla trasposizione cinematografica del 1939. Nel Mago di Oz di Victor Fleming, la protagonista Dorothy – interpretata dall’icona Judy Garland –, dopo essere stata catapultata in uno strano mondo, decide di andare dal Re, insieme a un leone, uno spaventapasseri e un uomo di latta, nella speranza che il potente mago di Oz possa esaudire i loro desideri. Nella chiusura della pellicola del ’39, Fleming presentava un mago dai poteri ambigui, di cui Frank Baum non aveva mai trattato le origini. Attraverso la sceneggiatura di Mitchell Kapner e David Lindsay-Abaire, Raimi colma questo vuoto narrativo, dirigendo una favola sulla nascita e l’affermazione di uno dei personaggi più amati della letteratura infantile. Il punto centrale del racconto è la possibilità per un illusionista – una sorta di imbroglione munito di effetti speciali – di diventare non tanto un mago, quanto il simbolo di progresso per un popolo bloccato nella propria condizione di sudditanza. Il proverbiale viaggio dell’eroe si trasforma allora in una crescita non tanto emotiva, quanto spirituale, che spinge il futuro mago di Oz a capire non tanto chi è, ma chi dovrebbe essere. Oscar Diggs (James Franco), chiamato Oz dai più, è un mago da fiera: un impostore che si nasconde dietro effetti pirotecnici. Un giorno, sfuggendo in mongolfiera alle grinfie di un marito geloso, l’uomo si imbatte in un ciclone. Incredibilmente riesce a sopravvivere, finendo catapultato in un mondo che porta il suo stesso nome. Qui, suo malgrado, l’uomo si troverà invischiato in una guerra per la libertà , condivisa dai desideri e dalle strategie di tre streghe: Theodora (Mila Kunis), sua sorella Evanora (Rachel Weisz) e Glinda la buona (Michelle Williams). Con il destino di Oz nelle sue mani, e una montagna d’oro che lo aspetta, Oscar potrà fare affidamento sugli amici: la scimmia Finley (Zach Braff) e una piccola bambola di porcellana. Il grande e potenze Oz irretisce immediatamente grazie a dei favolosi titoli di testa che presentano, in una manciata di minuti, tutti i punti forti della pellicola. La maestosa tridimensionalità , unita ad un utilizzo sapiente della CGI, coopera alla creazione di una dimensione immaginifica. Il mondo di Oz che Raimi porta sul grande schermo è una tavolozza di colori apparentemente infiniti, sorretta da scelte registiche che non si limitano alla sola messa in scena. È soprattutto nei personaggi digitali, infatti, che le meraviglie tecniche della pellicola si offrono con maggiore generosità - la realizzazione della bambola di porcellana, in questo senso, è un assoluto prodigio. A questo aspetto si unisce anche la scelta di Danny Elfman, che si è sempre mostrato in grado di cogliere atmosfere raimiane, rimandandola allo spettatore sotto forma di note e melodie dal grandioso potenziale emotivo. Su questo scenario maestoso e studiato nei minimi dettagli, la parte più debole senz’altro è rappresentata da personaggi che, data la loro appartenere ad un contesto fiabesco, dalla trasposizione in racconto filmico ne escono piuttosto stereotipati. Nonostante James Franco – che aveva già collaborato col regista nella trilogia di Spiderman – sia piuttosto plausibile nei panni di un goliardico ed egoista cialtrone, le controparti femminili risentono di un sottotesto culturale fin troppo noto. Dal momento che la maggior parte degli spettatori conosce già la strega dell’Est e dell’Ovest, Raimi non sembra ritenere necessario un approfondimento ulteriore dei loro caratteri. Ed è in questa stilizzazione superficiale che il film zoppica, pur presentando temi universali e intramontabili, come quello della vittoria del Bene sul Male, che ben si inserisce in un contesto favolistico, offrendo inoltre un ottimismo e un senso di meraviglia destinati sì agli spettatori più piccoli, ma che non mancheranno di sedurre anche gli adulti. Pieno di citazioni al film che ha contribuito a formare l’immaginario collettivo attorno ai personaggi di Baum, Il grande e potente Oz è uno spettacolo cromatico e affascinante, capace di trasportare chiunque sia disposto a lasciarsi incantare dal meraviglioso mondo del cinema fantastico.