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Il Cacciatore di Giganti

28/03/2013 12:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Il Cacciatore di Giganti

Ibrido e mutaforma, il fantasy è diventato, ormai, materia malleabile e altamente modificabile...

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Ibrido e mutaforma, il fantasy è diventato, ormai, materia malleabile e altamente modificabile. Generi diversi sono riusciti a trovare in esso un punto di unione, riuscendo persino ad amalgamarsi in modo uniforme. Forte di questa consapevolezza, Bryan Singer, regista dei primi X-men - e del prossimo X-men: i giorni di un futuro passato - realizza Il cacciatore di giganti, un colossal epico e fantasy ispirato alla fiaba di Jack e la pianta di fagioli.


Cloyster, Medioevo. Jack (Nicholas Hoult) è un giovane agricoltore che salva l'onore della ribelle principessa Isabelle (Eleanor Tomlison), ignaro del suo sangue reale. Imbattutosi accidentalmente in un monaco fuggitivo, il ragazzo, in buona fede, scambia il suo asino per una manciata di fagioli magici. Quando una tempesta allaga la sua casa, i legumi si trasformano in enormi piante che portano la principessa direttamente nella Terra dei Giganti. Queste creature aspettano da anni il momento di tornare sulla terra per riprendersi i loro antichi territori. Jack, il generale Ermond (Ewan McGregor) e il promesso sposo Roderick (Stanley Tucci), decidono di scalare le perigliose piante di fagioli per salvare Isabelle e liberare il mondo dagli invasori.


Terra, cielo, acqua e fuoco sono i quattro elementi naturali che dominano l'intera pellicola. Ognuno di essi influisce sulle azioni dei protagonisti e, spesso, ne detta le regole. Gli umani, seppur di nobili origini, sono creature indifese e inermi di fronte alla vigorosa potenza dei giganti e a quella imprevedibile della natura. Stranieri in terra straniera, gli uomini non possono nulla contro gli antichi frutti della magia nera e qualsiasi loro iniziativa si rivela goffa e incolore. I due protagonisti poi non riescono a creare l'empatia necessaria a catturare lo spettatore e persino la loro travagliata storia d'amore risulta piatta e monocorde. La sceneggiatura e la regia, forse inconsapevolmente, fanno in modo che i giganti - realizzati con un 3D davvero all'avanguardia - risultino molto più umani degli stessi protagonisti, sebbene non riescano ad essere davvero spaventosi come dovrebbero. La fenomenale interpretazione di Bill Nighy, ripresa in performance capture (come per il Davy Jones de I pirati dei Caraibi), si rivela la più motivata dell'intera pellicola, superando persino quelle istrioniche e stravaganti di Ewan McGregor - il vero eroe della storia - e di Stanley Tucci. Nonostante le maestose scenografie che strizzano l'occhio alla saga de Il signore degli anelli e le ambientazioni gotiche e medioevali che ricordano Le cronache di Narnia, Il cacciatore di giganti non ha le doti necessarie per divenire un vero colossal, rischiando, probabilmente, di finire presto nel dimenticatoio.


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