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Qualcuno da amare

03/04/2013 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Qualcuno da amare

Akiko (Rin Takanashi) è una giovane ragazza dalla doppia vita: di giorno studentessa di sociologia, di notte escort per facoltosi clienti...

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Akiko (Rin Takanashi) è una giovane ragazza dalla doppia vita: di giorno studentessa di sociologia, di notte escort per facoltosi clienti. In crisi con il suo fidanzato, all'ignaro della sua professione notturna e arso dalla gelosia, Akiko una sera viene inviata dalla sua agenzia a casa di Takashi (Tadashi Okuno), un anziano professore amico di vecchia data del suo capo. Nella casa dell'uomo la ragazza si addormenta nuda per risvegliarsi il mattino dopo nella macchina di lui, intenzionato ad accompagnarla all'università. Qui Takashi, mentre attende Akiko di ritorno da una lezione, fa la conoscenza del fidanzato geloso (Ryo Kase).


In concorso alla 65sima edizione del Festival di Cannes, Qualcuno da amare è una dichiarazione d'amore al Giappone, paese dal quale Abbas Kiarostami è rimasto letteralmente folgorato durante un viaggio e dove ha quindi deciso di girare il suo ultimo film. Il regista iraniano, autore di capolavori conclamati come Il sapore della ciliegia e Il vento ci porterà via, ha scelto di affrontare la società nipponica con un film a lui congeniale, un dramma intimo e non urlato sullo strano rapporto che può nascere tra due persone agli antipodi, sia per età che per esperienze. Kiarostami, che ha dichiarato di annoverare il grande maestro giapponese Yasujiro Ozu tra le sue fonti di ispirazione, ha così trovato l'ennesima occasione per raccontare la sua visione dell'umanità universale, anche in un popolo così diverso sia dagli occidentali che dai suoi connazionali.


Proprio nella gestione dei tempi filmici, in una narrazione apparentemente lenta e intervallata da momenti di empasse o significativi silenzi tra un dialogo e l'altro, Ozu appare più che una mera ispirazione. Qualcuno d'amare fa della sua placida tranquillità il suo punto di forza, rendendo inoltre i minuti finali del film una vera e propria sorpresa per innalzamento di tensione emotiva attorno ai tre protagonisti. La splendida caratterizzazione dei personaggi e la perfetta alchimia emozionale instaurata tra di loro è segno di un perfetto lavoro in fase di sceneggiatura (curata dallo stesso regista), in una sorta di realismo contemporaneo in grado di far riflettere su più argomenti: dalla gelosia morbosa - che diventa anche violenza sulle donne - al lavoro di Akiko, escort incapace di fuggire dal proprio mestiere, sino alla solitudine della vecchiaia, sono temi approfonditi e raccontati senza retorica, ma con un profondo attaccamento ad una vicenda di stampo comune nella società attuale. Le ristrette ambientazioni (la casa e la macchina del professore, il locale di escort, un'officina) ben rendono il disagio interiore vissuto in modo diverso da ognuna delle tre figure principali, un incrocio di solitudini che attraverso una poetica e vibrante tenerezza appassiona lo spettatore al racconto.


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