Prendere vecchi successi horror, stravolgerli o solo semplicemente copiarli, è diventata ormai una moda dagli effetti spesso deleteri: la qualità di queste rivisitazioni, il più delle volte, lascia parecchio a desiderare. E la curiosità di vedere grandi classici girati con tecnologie moderne, che regalano possibilità impensabili rispetto a venti o trent’anni fa, lascia velocemente il passo all’irritazione nel vedere una grande pellicola ridotta a un filmaccio qualsiasi. Di remake censurabili ne sono passati così tanti che quando ne arriva uno di buon livello bisogna sottolinearlo decine di volte a penna rossa: è proprio quello che succede con la pellicola di Fede Alvarez, rifacimento del leggendario film di Sam Raimi, qui nelle vesti di produttore. L’opera originale lanciò la carriera del regista americano, rese il cottage nei boschi uno dei topoi più battuti dal cinema di genere e regalò fama imperitura al mitico attore Bruce Campbell, il cui Ash è probabilmente l’eroe più famoso e divertente della cinematografia dell'orrore, protagonista assoluto dei due sequel, La Casa 2 e il delirante L’Armata Delle Tenebre. Il merito di Alvarez sta principalmente nell’aver voluto rivisitare con un tocco notevolmente personale la pellicola originale. Innanzitutto chiariamo che non si tratta di un remake, ma di un reboot: il regista ha infatti costruito sulla trama originale (il cottage nel bosco, il libro dei morti, lo spirito malvagio) una vicenda tutta nuova e non priva di fascino e interessanti trovate. Mia (Jane Levy), ragazza tossicodipendente, decide di passare un periodo nel piccolo e isolato cottage di famiglia incastonato tra i boschi, per provare a uscire dal tunnel della droga: per sostenerla nell’impresa, partono con lei il fratello David (Shiloh Fernandez), la sua fidanzata Natalie (Elizabeth Blackmore) e due amici di infanzia, Olivia (Jessica Lucas) ed Eric (Lou Taylor Pucci). Le tensioni nel gruppo, dovute a vecchi rancori, vengono acuite dal ritrovamento nei sotterranei, tra resti animali e simboli esoterici, di un vecchio libro relegato in pelle umana: è l’antico Libro dei Morti, contenente una formula che l’incauto Eric legge ad alta voce risvegliando nei boschi una presenza mostruosa. L’entità demoniaca si impossesserà dei suoi abitanti scatenando una guerra fratricida. Il regista uruguaiano rilegge il capolavoro di Raimi in chiave femminista rinunciando con coraggio al personaggio cardine della saga degli anni ottanta, per affidare il ruolo di protagonista a una ragazza, stravolgendo con il passare dei minuti le certezze degli aficionados della pellicola originale, premiati tuttavia dalle frequenti citazioni: la “penetrazione” del demone, la rapida soggettiva dell’entità che si muove verso la casa, la testa dell’indemoniata che spunta dalla botola. Certo, il livello della recitazione latita, la sceneggiatura a volte è ingenua e il confronto con lo scomodo predecessore è un fardello troppo pesante da sopportare, ma il film tiene botta con onore grazie al taglio originale dato alla vicenda e anche a qualche scena splatter ben riuscita (gli arti mozzati, la spara-chiodi). Il finale con sega elettrica in mano, apre l’autostrada verso un remake del secondo capitolo.