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Epic - Il mondo segreto

15/05/2013 11:00

Valentina Pettinato

Recensione Film,

Epic - Il mondo segreto

Dalle pagine delle fiabe che iniziavano con "C’era una volta" e finivano con "… e vissero felici e contenti" ai VHS, ai DVD, agli effetti speciali ipercinetici

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Dalle pagine delle fiabe che iniziavano con "C’era una volta" e finivano con "… e vissero felici e contenti" ai VHS, ai DVD, agli effetti speciali ipercinetici e spettacoli sinestetici: il fantasy, paradossalmente, sembra avvicinarsi sempre più progressivamente ad una sbalorditiva verosimiglianza. Oggi il 3D è un potente catalizzatore di emozioni, uno strumento per creare mondi sofisticati e credibili, con il risultato di affascinare bambini e adulti che non possono che apprezzarne la magnificenza. Proprio su questa frontiera, dai creatori de la fortunata serie L'Era Glaciale, arriva Epic - il mondo segreto, nuovo film d'animazione targato Twenty Century Fox. I Blue Sky Studios dopo il successo di Rio presentano questo nuovo lavoro in 3D all'altezza dei più evoluti e raffinati meccanismi che fanno propri gli action-fantasy: la messa in scena spettacolare era un obiettivo al quale mirava Chris Wedge, vincitore di un Oscar, regista, produttore e co-fondatore dei Blue Sky Studios, che agli albori della sua carriera si occupava di animazione stop-motion, entrato poi alla MAGI/SynthaVision, nonchè uno degli artefici del film Disney Tron (1982). Epic riproponendo il classico scontro tra forze del Bene e del Male, bypassa i classici aspetti di punta dei film di animazione - gag, ironia, battaglie, 3D - e punta tutto sull’esaltazione dei valori di cui si fa portavoce, senza voler strafare sul versante narrativo o della messa in scena.


La trama, adattata dall’ennesimo libro per ragazzi di William Joyce (dal quale era stato tratto anche Le cinque leggende), ha come protagonista M. K. (Amanda Seyfried) una giovane ragazza che alla morte della madre ritorna a vivere con suo padre - il dottor Bomba (Jason Sudeikis) - uno scienziato che vive ai margini di un bosco e dedica la sua vita allo studio della natura. Nonostante gli sforzi, il loro rapporto non è idilliaco, per via delle continue ricerche del padre: il dottor Bomba vive ossessionato dalla supposta presenza di 'piccole persone' che a suo avviso abiterebbero i boschi. Proprio mentre MK fugge dalle fissazioni del padre, che crede motivo di rottura con la sua defunta madre, viene trasportata nel mondo dei Leafmen, creature microscopiche e guardiani della foresta che, guidati dal coraggioso Ronin (Colin Farrell), difendono il ciclo della natura dai Boggan e dal loro leader Mandrake (Christoph Waltz). Contribuire a salvare questo microscopico mondo dagli attacchi delle forze del male, proprio quel mondo in cui ha sempre creduto suo padre e la cui esistenza lei stessa rifiutava, aiuterà la M. K. a ricongiungersi con la propria famiglia.


Se la trama non brilla per originalità - il diverso che si ricongiunge col tutto, la bellezza nelle piccole cose, l’unione che fa la forza - riguardevoli sono diversi aspetti. Innanzitutto la caratterizzazione di alcuni personaggi: da Mub e Grub, una chiocciola ed una lumaca, sui quali è stato praticamente riposto l’intero aspetto esilarante del film, fino a Steven Tyler, nei panni di un moderno e canterino ‘brucaliffo’ Nim Galuu. La scelta - obiettivamente funzionale vista la trama - di ridurre al minimo indispensabile la durata delle scene di battaglia, intensifica gli aspetti emozionali che coinvolgono lo spettatore. Il lavoro fatto per restituire con la migliore resa possibile le scene ambientate nel microcosmo dimostrano l'impegno profuso dalla Blue Sky Studios nel perfezionamento estetico. È innegabile che il film si presti più ad un pubblico di bambini che di adulti, specialmente rispetto ad altre produzioni animate molto più bilanciate nella giustapposizione di aspetti che attirano target diversi. Eppure non ci si annoia, il film riesce comunque a divertire nonostante un umorismo meno sofisticato e l’importanza dell’amicizia, dei legami, della solidarietà, siano il toccante fil rouge che accompagna l'intera narrazione. Ecco il segreto di Epic: in un mondo che non si vede, che lo spettatore non immagina, esistono delle piccole creature che fanno di questi valori la propria arma di sopravvivenza. Proprio da questo mondo arriva un’importante lezione: anche se qualcosa non si vede, non significa che quella cosa, quel legame, non esista.


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