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The Bay

23/06/2013 10:00

Paolo Sammati

Recensione Film,

The Bay

Donna Thompson, reporter alle prime armi, racconta il 4 luglio nella cittadina Chesapeake Bay, Maryland...

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Donna Thompson, reporter alle prime armi, racconta il 4 luglio nella cittadina Chesapeake Bay, Maryland. La festività procede attraverso svariate attività fino al repentino cambio d’atmosfera: lo scoppio di un’epidemia, dovuta ad un parassita, che velocemente si diffonde tra tutta la popolazione della cittadina americana.


Quando gli venne commissionato un documentario sul disastro ecologico di Chesapeake, Barry Levinson si dimostrò fortemente interessato, ma era consapevole del fatto che esistesse già un ottimo lavoro di front line sull’argomento, Poisoned Waters, e che nonostante questo l’opinione pubblica non avesse mosso un dito per mobiliarsi a favore della bonifica della zona dai rifiuti tossici. Eppure l’argomento gli stava maledettamente a cuore, serviva solo una maniera diversa per affrontarlo. Questa è la genesi di The Bay, un film che, inserendosi nel genere del "mockumentary”, ossia il finto documentario battuto in questi anni da film come Paranormal Activity, si propone non solo di intrattenere il pubblico impaurendolo, ma anche di disturbarlo ben oltre la visione della pellicola stessa: sulla strada di ritorno verso casa, durante le notti insonni, poiché la minaccia descritta da Levinson è reale e tutt’altro che improbabile. L’horror come strumento di sensibilizzazione riguardo alla tematica ambientale è un’ottima trovata ed è certo un fattore indicativo della capacità del regista settantunenne acclamato in passato per Rain Man (1988) e Bugsy (1991), di rigenerarsi e riciclarsi. La forma stilistica scelta porta, in questo caso, ad un film iperrealistico, montato con del finto materiale ritrovato (tecnica del found footage), girato con camere commerciali come gli iPhone e le fotocamere Point and Shoot, in modo da assicurare il linguaggio visivo autentico del filmato amatoriale.


Lo spettatore sarà portato a riflettere non solo sull’inquinamento e sugli effetti dello sfruttamento intensivo delle risorse naturali, ma anche sulla situazione dell’industria delle carni (il parassita killer ha la sua origine all’interno di un’azienda avicola, dove il mangime viene arricchito da sostanze chimiche che velocizzano la crescita dei polli) e soprattutto sul ruolo giocato riguardo tali tematiche dalle istituzioni pubbliche. Citando infatti precedenti ingombranti come Lo Squalo, Levinson descrive la noncuranza delle autorità e la loro tendenza all’insabbiamento in nome dei propri interessi (in questo film come in quello di Spielberg, il turismo). Nonostante la comunanza di genere (e di produttori, Oren Peli e Jason Blum) The Bay è un'opera profondamente diversa dalla saga di Paranormal Activity, poiché in grado di sensibilizzare il pubblico senza immagini splatter e schizzi di sangue, oltretutto catturando l'attenzione anche degli appassionati dell’horror più puro.


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