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Questione di tempo

13/10/2013 11:00

Marta Marchesi

Recensione Film,

Questione di tempo

Quando Richard Curtis mette mano a una commedia, il risultato non passa inosservato - basta pensare alle commedie romantiche più affermate degli ultimi vent’ann

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Quando Richard Curtis mette mano a una commedia, il risultato non passa inosservato - basta pensare alle commedie romantiche più affermate degli ultimi vent’anni per scoprire come dietro si nasconda lui. Sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale, Il diario di Bridget Jones e Notting Hill, il regista inglese sa quali corde toccare per conquistare il pubblico. Quando poi passa dietro la macchina da presa, continua a regalare successi: prima con un classico natalizio Love Actually - L’amore davvero, poi con la spassosa operazione nostalgica I Love Radio Rock, un inno agli anni Sessanta e alla loro musica. Con Questione di tempo, suo terzo lungometraggio, Richard Curtis torna nel mondo del romanticismo.


Il giorno del suo ventunesimo compleanno, Tim (Domhnall Gleeson) scopre che, come tutti i membri maschili della famiglia, può viaggiare nel tempo. Questo gli offre la possibilità di migliorare la propria vita, modificando le scelte fatte e gli errori commessi. Alla ricerca del grande amore, si trasferisce a Londra dove viene conquistato dalla freschezza e dalla semplicità di Mary (Rachel McAdams). Quando, dopo aver cambiato la linea temporale, si rende conto che lei non l’ha mai conosciuto veramente, decide di riconquistarla. Capisce, così, che la sua vita sta finalmente prendendo la strada sperata.


Curtis tradisce le aspettative: abbandonata la classica formula rom-com a lui più congeniale, il film prende risvolti a tratti drammatici, non accontentandosi di rimanere nel terreno più leggero e spensierato della commedia, ma tentando di affrontare diverse sfaccettature della vita quotidiana. La prima parte, quella in cui Tim scopre di poter viaggiare nel tempo, è la più riuscita, con situazioni piacevoli e a tratti divertenti. La seconda parte, invece, cade nel didascalico, volendo mostrare come la magia della quotidianità vada oltre un potere singolare e ribadendo forse troppe volte il concetto. Convincono i protagonisti Domhnall Gleeson e, soprattutto, Rachel McAdams, mentre l’estro comico di Bill Nighy viene, purtroppo, lasciato in disparte. Nei precedenti film di Curtis i personaggi secondari, pur comparendo appena, lasciavano il segno, mentre stavolta vengono dimenticati sullo sfondo senza riuscire ad acquisire quel ruolo di spalla comica che avrebbe potuto regalare qualche sorriso in più. Anche alcune scelte stilistiche perplimono: l’uso della telecamera a mano, in certe situazioni, risulta fuori luogo e si fonde in maniera disomogenea con l’insieme. Questione di tempo risulta complessivamente piacevole e coinvolgente senza strafare, pur regalando una lieve riflessione lasciata a sedimentare nella mente dello spettatore: se si potesse avere a disposizione la possibilità di riparare ai propri errori e di cambiare il proprio destino, quanti si accontenterebbero della quotidianità?


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