Cresciuto a Johannesburg, Atang (Zenzo Ngqobe) torna nel natio Lesotho per seppellire suo padre. Abituato al trambusto della grande città , non sarà facile per Atang abituarsi ai ritmi lenti del piccolo villaggio. Sarà l’incontro con Dineo (Nozipho Nkelemba), amica d’infanzia divenuta insegnante, e con il mistico popolo Basotho, ad accompagnare il ragazzo attraverso un importante percorso di formazione. Condurre un defunto a degna sepoltura nei luoghi delle origini è un’onorata tradizione che ancora oggi costituisce uno dei pochi trait d’union nelle abissali distanze che intercorrono tra le metropoli del continente e gli sperduti villaggi attorno: le prime, malate e colme di infelici divari economici, i secondi, silenziosi e dotati al loro interno di una certa uguaglianza e arcaica giustizia sociale. A coloro che hanno ancora tutto da scoprire del Sudafrica del Terzo Millennio, si rivolge la pellicola d’esordio di Andrew Mudge, giovane regista americano innamoratosi delle valli intorno a Johannesburg oltre dieci anni fa, durante un viaggio per raggiungere il fratello volontario nei Peace Corps. The Forgotten Kingdom è un film che, da dichiarazione del suo regista, si ispira niente meno che alle opere più liriche di David Lynch e John Sayles. Nel tracciare un ritratto il più possibile poetico del suo protagonista, Mudge aspira a rappresentare una vita contesa fra due mondi opposti a cui appartenere: fra uno stile occidentale, logoro come il vecchio vestito da lutto indossato al funerale del padre, e un’esistenza africana ponderata e lenta come le mani che cuciono i vistosi mantelli dei Basotho. Da figlio rispettoso, Atang compie un viaggio per seppellire il padre nelle terre natie, ma ciò che inizia come un’esperienza straniante finisce per assumere i tratti della scoperta di una possibilità alternativa che non rispetti i canoni occidentali imposti all'Africa ma abbia l’aspetto autentico della libertà . Nello sguardo estatico rivolto da Andrew Mudge alle terre dei Basotho, i villaggi intorno a Lesotho che egli stesso (nonostante le numerose difficoltà logistiche) ha voluto come location unica per il suo film, si coglie l’occhio di un vero e proprio innamoramento, quello di un giovane americano per dei luoghi selvaggi e reali, ritratti per questo motivo - grazie anche all'impeccabile fotografia di Carlos Carvalho - con forse un po’ troppa enfasi e favolismo ma non senza una buona e sincera dose di umanità . Ciò che non sembra mancare a Mudge, finora autore solo di corti, è uno sguardo sicuro all'anima delle persone. Da una semplice e archetipica trama di viaggio, il regista americano trae una storia che, pur concedendo molto all'attualità - intensa è la trattazione del tema dell’AIDS, ancora oggi una delle più atroci piaghe africane, e al degrado della metropoli –, si rivela un sognante omaggio ai valori semplici e, insieme, una fiduciosa dichiarazione di libertà – proclamata soprattutto attraverso il bel personaggio interpretato da Nozipho Nkelemba (star della tv sudafricana) - dell’essere umano di scegliere alla fine solo il meglio per se stesso.