Arrivati in Argentina per partecipare al matrimonio di loro cugino, i due fratelli Marcus (Philippe Rebbot) e Antoine (Nicolas Duvauchelle),cantautore di successo il primo, depresso per la recente fine del suo matrimonio il secondo – decidono di passare un po’ di tempo ad esplorare le bellezze di Buenos Aires prima di dirigersi a Mendoza per la cerimonia. Ma trascorsa la prima frenetica notte nella capitale, i due decidono di iniziare un viaggio on the road attraverso l’Argentina alla scoperta del paese e di se stessi. Contenuta già quasi interamente nel corto di Edouard Deluc del 2009 ¿Dónde está Kim Basinger?, l’idea di una sceneggiatura di viaggio attraverso la terra argentina del vino nasce da una collaborazione tra il regista francese e Philippe Rebbot, una delle più recenti rivelazioni del cinema d’oltralpe, protagonista di quel breve film come di questo lungometraggio d’esordio, Mariage à Mendoza. La storia di due tormentati fratelli in viaggio attraverso l’Argentina, che in quel corto aveva rapito la Francia al punto di meritare una nomination ai César, diventa qui la trama per un’opera prima presentata a livello internazionale in una selezione di festival di nicchia. Frutto del lavoro di quattro autori (oltre a Deluc e Rebbot, Anais Carpita e Thomas Lilti), questo road movie si presenta nell’aspetto piuttosto confuso e traballante nella narrazione. Incerto sul genere in cui collocarsi, se rimanere commedia o approcciare il dramma, dopo un inizio di impronta maschile in stile Easy Rider, l’ingresso del personaggio di Gabriela - intepretata da Paloma Contreras, celebre volto della tv argentina - svolge la trama in forma di commedia e alleggerisce di molto sia il carico della pellicola sia il suo contenuto. Il percorso dell'auto-scoperta di sé compiuto dai protagonisti Marcus e Antoine – già in partenza uno spunto non particolarmente originale – viene presto sfumato in una leggerezza inconsistente e facilmente dimenticabile. Fatta eccezione per Rebbot e per Gustavo Kamenetzky (anche lui interprete del corto del 2009), il cui personaggio del portiere Gonzalo – per quanto comprimario - è forse il meglio caratterizzato e più divertente, il gruppo di attori è mediocre e nessuna interpretazione rimane impressa al punto da riempire il contenitore della road story. Unica nota sopra le righe del film di Deluc è costituita dalla perizia tecnica, frutto degli anni di esperienza in pubblicità del suo regista. Neppure un montaggio agile e la scelta dell’ambientazione in una delle più belle zone dell’Argentina, la meravigliosa quinta delle campagne dell’irta regione di Mendoza, bastano però a dare tono ad un ordinario e visitato racconto di viaggio, privo di qualsiasi elemento di novità. Un po’ poco anche per un esordio tratto da un corto nominato agli Oscar francesi.