Dalla passione del regista Premio Oscar Jonathan Demme per il cantautore napoletano Enzo Avitabile nasce un documentario eclettico che ne racconta la vita e il personaggio, tra l’impegno politico, gli incontri importanti, la famiglia e l’amore di una vita: la musica. “Nel 2010 invitai Jonathan Demme al Napoli Film Festival, perché conoscesse personalmente Enzo e la sua musica. A quest’ultimo raccomandai di portare con sé i propri dischi per mostrarli al regista. Ma non fu necessario perché Demme li possedeva già tutti”. Così Davide Azzolini - produttore del film e amico di Jonathan Demme quanto di Enzo Avitabile – racconta il primo incontro fra i due artisti. Come un ammiratore discreto, il regista de Il silenzio degli innocenti, appassionato di musica e cultore della tradizione canora partenopea, conosceva già da anni la produzione di Avitabile e ne seguiva gli sviluppi anche dalla sua autoradio, mentre viaggiava per gli Stati Uniti tra un film e l’altro. L’idea di un documentario sul compositore napoletano è stato il perfetto pretesto per suggellare questa passione e offrire a Demme l’opportunità di tornare al doc-movie di tema musicale, dopo il successo ottenuto con i due film su Neil Young e sui Talking Heads. È forse proprio in virtù di una particolare attenzione - espressa sia nelle più celebri opere di fiction che nei documentari - per i moti dell’anima e per le sensazioni evocate dall’arte, che nel docufilm di argomento musicale Jonathan Demme trova un’espressione compiuta della propria idea di cinema. Il ritratto di Avitabile che il regista porta avanti è, prima ancora di un fedele biopic, il racconto di una poetica espressa attraverso la musica. Per questa ragione Demme ne concepisce la struttura non tanto secondo un ordine cronologico tradizionale ma per immagini rappresentative e quasi simboliche, come le sequenze che vedono il musicista in giro per i decandenti quartieri di Napoli con il suo sax o come i momenti tratti dai "concerti politici", suonando la Cuba dimenticata con Eliades Ochoa o omaggiando il reporter Vittorio Arrigoni (ucciso a Gaza nel 2011) con Amal Murkus. Protagonista assoluta è sempre la musica: dalla formazione di Avitabile - tra James Brown, John Coltrane e la tradizione popolare campana - al lavoro, una meticolosa e inarrestabile riflessione filosofica che passa per lo studio di spartiti e tradizioni sonore diverse, sino ai viaggi in Africa e Medio Oriente, alla ricerca di suoni nuovi da affiancare alle note ascoltate nei rioni napoletani sin dall’infanzia. Nel film di Demme c’è tutto questo e – per necessità documentaria - c’è anche l’uomo, nel racconto commosso dei figli e della famiglia e dei collaboratori, sequenze di interviste forse meno avvincenti ma indispensabili per tracciare un ritratto finale, onesto e perizioso, del musicista. Cresciuto nella Napoli più difficile e votato all’impegno politico e sociale, il cantautore di Marianella è una personalità affascinante per il cui racconto il regista di Philadelphia non risparmia nemmeno una sfumatura: un vero e proprio artista, affamato collezionista di partiture musicali tanto da possederne oltre trecento fra jazz, musica da camera e opera, innamorato protagonista della propria città e attivo sia in essa che in tutto il mondo per un’idea di pace e giustizia vaga ma convinta.