Fresca vincitrice dell’Oscar per il ruolo di Tiffany in Il lato positivo, Jennifer Lawrence torna ad imbracciare l’arco e a vestire i panni dell’eroina Katniss Everdeen, in La ragazza di fuoco, secondo capitolo della trilogia iniziata con Hunger Games, tratti dai romanzi di Suzanne Collins. Al suo fianco tornano i protagonisti tanto amati che hanno portato il primo capitolo a scalare le classifiche dei film più visti di sempre. Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson) sono riusciti a tornare a casa, nel Distretto 12, dopo aver vinto i 74° Hunger Games, i giochi della fame in cui adolescenti provenienti da tutta Panem si sfidano in un gioco televisivo all’ultimo sangue. Quello che Katniss ancora non sa è che, con il suo tentativo di salvare sia se stessa sia Peeta, con le ormai simboliche bacche rosse, ha dato il via alla scintilla della rivoluzione. I distretti più poveri sono ormai stanchi delle vessazioni da parte di Capitol City e, vedendo in Katniss il simbolo della propria rivolta, decidono di reagire, dopo anni di sottomissione. Tutto questo Katniss lo vede attraverso gli occhi delle persone che è costretta ad incontrare, durante il tour della vittoria. Preoccupato da tutto questo tumulto, il presidente Snow (Donald Sutherland), aiutato dal nuovo capo degli strateghi Plutarch (Phillip Seymour Hoffman), decide di dare un colpo di coda ai 75° Hunger Games, l’edizione della memoria. A scendere nell’arena saranno tutti i vincitori delle passate edizioni; questo significa, per Katniss, tornare nel luogo ancora al centro dei suoi peggiori incubi, cercando di salvare tutte le persone che ha a cuore; non solo Peeta, ma anche l’amico d’infanzia Gale (Liam Hemsworth). Soprattutto, anche grazie all’aiuto di Haymitch (Woody Harrelson), la ragazza dovrà capire chi è il vero nemico. Hunger Games – La ragazza di fuoco vede un cambiamento al timone di regia: Gary Ross lascia il posto a Francis Lawrence, che si ritrova così in una posizione decisamente scomoda, per il dover mantenere alto il livello registico di un film enormemente atteso, cercando comunque di superare, in qualità, il lavoro del predecessore. Se Ross aveva scelto una regia disomogenea, tra uno stile grezzo e movimentato nella prima parte, per meglio sottolineare l’instabilità della vita nel povero Distretto 12, Lawrence offre una regia più compatta e omogenea, che sicuramente incontrerà il favore del pubblico e di gran parte della critica. Ma soprattutto il regista mette un accento più grave sul discorso violenza. I libri della Collins sono pieni di brutalità ingiustificata e, dunque, inaccettabile agli occhi di un pubblico civile; il primo Hunger Games aveva glissato su questo aspetto, lasciando le brutture quasi sempre fuori dal quadro. Lawrence si muove più o meno nella stessa direzione, suggerendo il male piuttosto che mostrandolo apertamente, ma la sua macchina da presa insiste qualche secondo in più su fustigazioni pubbliche, omicidi e pestaggi, di modo che il messaggio di fondo del racconto possa penetrare più a fondo e più a lungo nell’animo di chi guarda. Questo permette a Catching Fire di essere un film più riuscito rispetto al precedente; tra i colori eccessivi di Capitol City, gli effetti visivi d’alto livello e l’ottima colonna sonora, Francis Lawrence insinua una lettura decisamente più umana, che spinge ad un rapporto empatico di grande impatto. Unica vera pecca è l'epilogo: scopiazzatura più o meno palese del finale di Breaking Dawn – Parte 1.