Napoli. Umberto Montella è un amministratore condominiale. Ogni giorno il suo lavoro lo porta a contatto con decine di famiglie che, sedendosi di fronte alla sua scrivania o ricevendolo in casa, gli espongono problematiche e difficoltà. A Napoli un amministratore non deve solo essere bravo a fare i conti, deve essere un attento conoscitore della gente, deve riuscire a mantenere gli equilibri, sfruttando le proprie doti di moderatore e comunicatore. Il sapore è quello delle commedie di Eduardo, quel gusto amaro misto alla fascinazione per una città che è palcoscenico, per delle vite drammaturgicamente valide, senza bisogno di estremizzazioni o caricature. Nella sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma, il primo giorno del Festival Internazionale del Film, l’introduzione di Müller riporta la raccomandazione del regista Vincenzo Marra, “quello che vedrete sullo schermo è pura realtà”. Il documentario del 41enne napoletano trasuda infatti verità: la macchina da presa non cede mai a tentazioni virtuosistiche o a movimenti sofisticati, essa si fa invece impercettibile, foro nella serratura attraverso cui osservare una manciata di esseri umani che dall’interno del loro microcosmo - il condominio - raccontano e rappresentano l’Italia di oggi, quella delle difficoltà economiche e delle differenze culturali, quella dello scaricabarile e della solidarietà. Marra è regista degli spazi circoscritti, degli ambienti ben delimitati indagati con sguardo sottile e mai prepotente, ha raccontato le piazze (La piazza), i tribunali (L’udienza è aperta) e i penitenziari (Il gemello) mantenendo intatta quella sua indubbia capacità metonimica che ne L’amministratore raggiunge probabilmente il suo apice, regalandoci un affresco sociale e culturale davvero notevole. Totò una volta disse “A Napoli esistono due categorie di persone: quelle perbene e quelle… no. I mascalzoni a Napoli non esistono”. Questa pare essere la consapevolezza raggiunta da Umberto Montella alla fine di ogni sua giornata lavorativa: quella coscienza di aver a che fare ogni giorno con un’umanità ricca, bellissima, dall’innata tendenza al sentimento, alla poesia e al dramma; non importa quanto sia difficile riscuotere l’affitto nei condomini dei quartieri più poveri, le relazioni umane, più che gli avvisi di sfratto, sono la risorsa di un amministratore intelligente. In concorso nella sezione Cinema XXI, quella dedicata alle nuove correnti del cinema mondiale, L’amministratore dimostra come il genere documentario, dopo il successo a Venezia di Sacro Gra di Gianfranco Rosi, sia effettivamente il punto di forza del cinema italiano contemporaneo.