Patema è una ragazzina curiosa che ama cacciarsi nei guai. Oltre ad essere carina e intelligente, è anche la principessa di uno dei villaggi del sottosuolo, i cui abitanti, nonostante vivano in spazi ristretti e coperti da protezioni, sembrano accontentarsi di ciò che gli è dato loro sapere circa il mondo in cui vivono. Il luogo preferito della piccola è una zona vietata, nelle cui viscere oscure si nascondono strane creature. Quando si troverà faccia a faccia con una di esse, dovrà decidere in fretta la prossima mossa prima che sia troppo tardi. Da quell'infausto incontro ne seguirà un'altro, decisamente più piacevole, con un ragazzo che vive in un mondo capovolto rispetto al suo, dove la gravità è invertita ma i sentimenti sono i medesimi. Il talento visionario di Yasuhiro Yoshiura prova a riaccendersi con questo emulo inespressivo e rigoroso di Upside Down, sci-fi diretto da Juan Diego Solanas che presentava gli stessi ingranaggi difettosi: sceneggiatura debole, dialoghi infantili e progressione narrativa in caduta libera. Il romanticismo adolescenziale – la continua ricerca dei due innamorati, l'incessante desiderio del contatto fisico – grava pesantemente sulle ben più interessanti ramificazioni dicotomiche delle classi sociali, del regime totalitario e delle differenze di vedute tra due mondi che rappresentano yin e yang. Esasperazioni filosofiche, storiche e letterarie che non trovano riscontro nell'atto pratico, trascurate in favore della love story tra due innamorati che si sfiorano e si abbracciano senza mai toccare lo stesso suolo. Sarebbe fuorviante paragonare il melò fantascientifico di Yoshiura con i capisaldi dell'animazione orientale, a cominciare dai capolavori del maestro Hayao Miyazaki, per carenze di idee, inventiva e profondità diegetica. Perchè Patema Inverted punta ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, attraverso la melodica soundtrack di Michiru Oshima, animazioni raffinate e maestose scenografie bidimensionali. Su aspetti dunque secondari che da soli non riescono a reggere il peso di una trama arzigogolata e babelica, ricca di notevoli spunti di riflessione ma privata degli strumenti logici ed espressivi che una tale sinossi avrebbe richiesto. Balena l'idea che una storia così ingenua e approssimativa avrebbe acquisito maggiore vigore se decontestualizzata: la gravità invertita, il climax finale e il futuro dispotico creano una combinazione fatale che disturba anziché ammaliare lo spettatore.