Se si riscrivesse oggi la Costituzione Italiana probabilmente si leggerebbe un articolo in cui la nazione è fondata sul calcio. Ne sa qualcosa Loris (Luca Marinelli) che dal padre ha ereditato l’ossessione per l’Inter, una squadra che, ora, sotto la guida di Mourinho, rischia di vincere tutti i titoli più importanti. Ne sa qualcosa anche Davide (Filippo Scicchitano), suo fratello minore; omosessuale represso, incapace di dire la verità alla famiglia, Davide si deve sorbire le occhiatacce di un padre che non capisce come ha fatto a procreare un figlio che sembra così poco interessato al calcio. Quasi per sfatare questa convinzione Davide accetta di seguire Loris in Spagna per la finale di Champions League. Se Davide, in questo modo, tenta di fuggire ad una vita che non sente sua, allo stesso modo Loris si nasconde da una paternità arrivata un po’ per caso. A pochi giorni dalla partita, però, Davide conosce e perde la testa per Andy (Cesare Serra), un cileno ecologista che lo convince a seguirlo a Santiago. A quel punto per Loris non resta altro da fare che lasciar perdere le sue preoccupazioni e muoversi alla ricerca del fratello minore che, nel frattempo, tra l’ignoranza sulle condizioni ambientali e le illusioni su Andy, deve imparare a capire chi è. Il mondo fino in fondo, nato da un soggetto dello stesso Alessandro Lunardelli, è un film dalle grandiosi intenzioni narrative. L’intento del regista è quello di affrontare alcune tematiche profondamente attuali, quasi in un tentativo di dialogo riflessivo con il pubblico. Ecco allora che attraverso il personaggio di Filippo Schicchitano il regista tenta di mettere la lente d’ingrandimento sul mondo omosessuale; un mondo che molto spesso viene percepito come realtà a sé stante, separata del resto dell’universo, mentre molti ragazzi reprimono la propria natura per paura di essere esiliati da una società che, nel 2013, sembra non essere ancora pronta ad accettare un dato di fatto. Luca Marinelli, invece, potrebbe rappresentare il ritratto dei trentenni di oggi, privi di certezze, incapaci di pensare al futuro – figurarsi ad una famiglia – visto il momento instabile che il paese sta vivendo. Come se non bastasse tutto questo, però, Lunardelli aggiunge anche la tematica ecologista, con tanto di dito puntato contro l’umanità nella sua interezza, che si è resa complice dello sfacelo del pianeta. Tutti elementi, questi, che presi singolarmente avrebbero potuto portare ad uno svolgimento senz’altro interessante; il problema è che Lunardelli ha scommesso su troppe carte, e il risultato è un’accozzaglia di situazioni confuse, appesantite da una sceneggiatura che risente, soprattutto nella parte centrale, di un eccesso di personaggi, situazioni e problemi da risolvere. La fruizione allora risulta rallentata e appesantita e non serve nemmeno la bella fotografia di Maura Morales Bergmann, che dipinge la natura e il paesaggio in maniera eccelsa, a risollevare del tutto una pellicola che promette di certo molto più di quanto possa mantenere. Un plauso, comunque, ai due protagonisti, in particolar modo a Luca Marinelli, che delinea con assoluta grazia Loris. Il mondo fino in fondo resta comunque un’opera prima interessante di un giovane regista che deve solo diluire il suo troppo entusiasmo e i suoi troppi interessi.