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Molière in bicicletta

02/12/2013 11:00

Marta Marchesi

Recensione Film,

Molière in bicicletta

Quando ci si trova di fronte a opere di una certa epoca, spesso viene posto il quesito se abbiano ancora qualcosa da dire al giorno d’oggi...

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Quando ci si trova di fronte a opere di una certa epoca, spesso viene posto il quesito se abbiano ancora qualcosa da dire al giorno d’oggi. Per alcuni questo pensiero si applica alla visione di un film muto o in bianco e nero, per altri alla lettura di uno dei grandi romanzi dell’Ottocento o ad un’opera teatrale dei commediografi più conosciuti. Attraverso Molière in bicicletta, Philippe Le Guay vuole dire la sua sull’argomento.


Serge è un affermato attore che, da qualche anno, ha abbandonato la carriera artistica, amareggiato dai rapporti con il resto del mondo, soprattutto lavorativo. Ritiratosi sull’Île de Ré, rifiuta qualsiasi contatto con la sua vita precedente e trascorre le giornate esplorando la zona in bicicletta. All’improvviso si presenta alla sua porta Gauthier Valience, un attore all’apice del successo, che gli propone di mettere in scena "Il Misantropo" di Molière. Pur mostrandosi restio all’idea, Serge si lascia tentare e decide di provare il primo atto per cinque giorni, riservandosi la possibilità di scegliere se prendere parte all’opera alla fine di essi.


Le Guay racconta come lo spunto per il film gli sia venuto quando si è perso andando a consegnare l’ennesimo copione de Le donne del sesto piano a Fabrice Luchini. L’attore, che realmente vive sull’Île de Ré, è dovuto andarlo a cercare e, in seguito al commento del regista circa la sua misantropia, ha declamato a memoria il primo atto dell’opera di Molière. La trama risulta, in modo evidente, costruita su misura di Luchini che offre una performance notevole: grazie a lui il film acquista spessore e stabilità. Non è un caso che il soggetto sia stato scritto a quatto mani dall'attore e da Le Guay, che ha lasciato, poi, ampio spazio all'improvvisazione dei due protagonisti. In questa moderna versione de Il Misantropo, Célimène acquista le sembianze di una non sempre convincente Maya Sansa. L'evoluzione del suo personaggio influenza le sorti di chi la circonda: mostrata da subito misantropa tanto quanto Alceste, si lascia poi conquistare da Serge e Gauthier, lasciando trasparire lo spirito seduttore tanto evidente nel testo originale. Il continuo gioco di fusione tra la finzione della recitazione e la realtà dei personaggi teatrali, che rivivono attraverso la vita dei due protagonisti, funziona grazie ai toni della commedia dati, in primo luogo, attraverso i dialoghi. Accanto a momenti più riusciti, ce ne sono altri in cui si assiste a delle cadute di stile, dovuti alle scene con una comicità più fisica: poco legati alla trama, sembrano inseriti senza uno scopo preciso, se non quello di provocare una risata scontata. Molière in bicicletta risulta un film piacevole e caratterizzato da un sapore agrodolce, che lascerà la voglia di scoprire le opere del più grande drammaturgo francese.


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