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The White Storm

04/12/2013 11:00

Vito Sugameli

Recensione Film,

The White Storm

Precedentemente conosciuto con il titolo The Cartel War, l'action movie di Benny Chan è stato presentato in anteprima mondiale durante l'Hong Kong Asian Film Fe

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Precedentemente conosciuto con il titolo The Cartel War, l'action movie di Benny Chan è stato presentato in anteprima mondiale durante l'Hong Kong Asian Film Festival 2013 e successivamente inserito all'interno del kermesse capitolina diretta da Marco Muller. Ad entrambe le manifestazioni la risposta del pubblico è stata favorevole, riconoscendo a The White Storm un profilo borderline che, in un modo o nell'altro, non ha lasciato indifferenti.


Thailandia. Un'operazione segreta contro il famigerato signore della droga Eight-Faced Buddha (Hoi-Pang Lo) ha cambiato il destino di una squadra anti-narcotici di Hong Kong: il capitano Tim (Ching Wan Lau) ha perso molti membri della squadra e la credibilità da parte dei suoi superiori; l'ufficiale Wai (Nick Cheung) è stato dato per disperso mentre il poliziotto infiltrato Chao (Louis Koo), tratto in salvo nel corso di una furiosa sparatoria, ha scelto di cambiare vita per dedicarsi alla famiglia e provare a ricucire il rapporto altalenante con la moglie. Diversi anni dopo, quando il passato sembrava sepolto per sempre, un crimine connesso al mondo della droga porterà alla luce una scioccante verità.


Benny Chan trascina il poliziesco al confine varcato da John Woo con le sue opere romantiche e simboliste, restando comunque fedele alla tradizione virile e allo stile pirotecnico adottato – tra gli altri – da Ringo Lam e Johnnie To. Laddove Chan si differenzia è in questa simbiosi tra sguardi a primo impatto complementari e nella cosciente elusione della violenza come strumento per l'analisi sociologica del presente: il vortice d'azione inverosimile e spericolato (per la quantità di pallottole incassate dai protagonisti) messo in scena dal regista converte il realismo della prima parte in un riuscito e spettacolare sparatutto in live action nella seconda. La mediazione tra dramma poliziesco e intrattenimento ludico non implica la perfetta aderenza delle due parti ma neppure culla il film verso una deriva velleitaria; ne conviene una sceneggiatura che rigetta parzialmente la coerenza strutturale (non tutte le soluzioni narrative vengono spiegate a dovere) a tutto vantaggio della spettacolarità e in buona parte anche dell'introspezione psicologica dei personaggi, in particolare dei tre protagonisti. Una soluzione emotivo-centrica che imprime al film una forza dirompente, scollegata dai punti di riferimento – cinematografici e non – a cui il regista ha tratto spunto (su tutti, A Better Tomorrow di John Woo). The White Storm è un grandioso sintetizzatore del miglior cinema di Hong Kong, tanto abile nell'esaltare i pregi macroscopici (interpretazione, coreografie, montaggio), quanto furbo nel piegare a suo piacimento i microscopici difetti di scrittura, unificati in una storyline intrigante e ricca di pathos.


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