A distanza di 9 anni dal documentario che gli valse l’Oscar (The Fog of War: La guerra secondo Robert McNamara), Errol Morris torna a intervistare un Segretario della Difesa del governo degli Stati Uniti. Donald Rumsfeld ripercorre la propria carriera politica prendendo spunto dalle provocazioni di Morris: dopo i primi passi, avvenuti negli anni Settanta, in cui è diventato membro del Congresso, racconta come ha poi ricoperto la carica di Capo del Gabinetto con Richard Nixon; diventato quindi ambasciatore in Oriente, è tornato negli USA per accettare il ruolo di Segretario di Stato per George W. Bush. Seduto davanti al documentarista, Rumsfeld sembra impenetrabile: sornione e dotato di un’ottima capacità dialettica, il politico racconta la sua vita stando attendo a non lasciar trasparire più di quanto non voglia dire. Perfino di fronte ad alcune situazioni contraddittorie messe in luce dal regista mantiene il sangue freddo e offre la propria visione senza scomporsi. Tutto è perfettamente dosato, in un battibecco che porta alla luce alcune delle zone d’ombra legate soprattutto alla guerra in Iraq. Il fil rouge del documentario sono gli innumerevoli memo con cui Rumsfeld comunicava le proprie indicazioni e sensazioni (oltre 20000 solo durante il governo Bush). Nel corso delle quasi due ore di conversazione, The Unknown Known promuove il rapporto di un uomo con la storia del proprio paese, anche attraverso immagini di repertorio che rafforzano le questioni sollevate nel corso dell’intervista. Morris prova a mettere a nudo l'intervistato, offrendo un punto di vista privilegiato per scrutare l’uomo oltre al politico, nella costante ricerca di una verità assoluta e di una presa di posizione di fronte agli errori commessi. Ma questo non avviene. Anche se il regista affronta di petto tutte le situazioni più spinose, Rumsfeld riesce a manipolare il tempo e le parole a proprio vantaggio - così come conquistava i media durante le conferenze stampa che tramutava in spettacolo - lasciando la sensazione di trovarsi di fronte a un uomo che vuole apparire meno machiavellico di quanto non sia in realtà. La sua anima astuta e calcolatrice traspare poco, nascosta dalla battuta sempre pronta e dal sorriso a tratti diabolico. Se Morris sperava di offrire anche solo uno scorcio di verità sulla guerra in Iraq e sulle conseguenze di tale conflitto, l’obiettivo non sembra essere stato centrato. Tuttavia, nel risvolto della medaglia, affiora l'abilità manovratrice e scrupolosa di Rumsfeld stratega. Al di là dell’ironia del personaggio e delle questioni ideologiche e politiche fin qui sollevate, la sensazione è che le risposte alle domande di Morris si faranno attendere ancora a lungo.