
Red Krokodil del performer e regista Domiziano Cristopharo è uno dei primi film ad indagare l’agghiacciante realtà del Krokodil, tra le droghe più devastanti per l’uomo attualmente in circolazione. L’autore dei pluripremiati House of flesh mannequins e The Museum of Wonders guida lo spettatore nei meandri più oscuri dell’animo umano mostrando, in barba ad ogni regola di bon ton cinematografico, le conseguenze reali della famigerata sostanza proveniente dalla Russia. Di quest’opera Cristopharo cura ogni particolare - dalle luci al make up - e basandosi su un racconto inedito di Francesco Scardone, dà vita ad un’opera dall’impianto narrativo interessante ma dal ritmo eccessivamente lento. Unico protagonista della pellicola è Brock Madson, ex tossicodipendente dal fisico statuario. In un luogo non ben definito della Russia, in una città post nucleare che richiama gli orrori di Chernobyl, un uomo dipendente dal Krokodil, la potente droga che distrugge lentamente la pelle dell’essere umano rendendola squamosa e simile a quella dei coccodrilli, trascina la propria esistenza all’interno di un appartamento fatiscente e poco luminoso, in attesa che il disfacimento fisico, provocato dalla massiccia assunzione della sostanza velenosa, raggiunga il suo apice e lo annienti per sempre. Presto le allucinazioni si impadroniscono della sua mente e la realtà si confonde con l’incubo. Le ore di quello che sembra essere un perenne giorno senza sole scandiscono la sofferenza di un corpo ormai putrefatto che, incredibilmente, non ha perso ancora la speranza. Di difficile catalogazione, il nuovo film di Domiziano Cristopharo è una pellicola che affronta il problema sempre attuale della dipendenza dalle droghe pesanti ricorrendo ad uno stile ricercato e intimo, quasi minimale. Sempre sul punto di sfociare nell’horror, genere in cui il regista primeggia da anni all’interno del panorama cinematografico italiano indipendente, Red Krokodil è un feroce dramma dalle atmosfere claustrofobiche, mirato a scuotere con violenza la sensibilità dello spettatore con tocchi di splatter d’alta scuola che mortificano il corpo esanime di Brock Madson fino a renderlo simile ad una tela squarciata di un pittore mai soddisfatto del proprio risultato. L’atmosfera è estremamente angosciante, isolata in un limbo fatto di sofferenza e morte – non a caso la pellicola, capostipite di un trittico dantesco, raffigura la personale visione che ha il regista del Purgatorio – la cui unica via di fuga sembra essere offerta proprio dall’ingannevole miscuglio che genera allucinazioni. Red Krokodil è un connubio riuscito tra tecnica e immaginazione che trova nelle musiche opprimenti di Alexander Cimini uno dei maggiori punti di forza. Purtroppo la presenza di Madson, l'unica per tutti gli 82 minuti, non riesce a mantenere viva l'attenzione e le immagini sullo schermo tendono a scadere nella ridondanza stilistica. Ammirevole inoltre il tentativo di Cristopharo di voler avvolgere il racconto di un’aura mistica trascendente la critica sociale, ma forse il tipo di film non lo richiedeva.