
In occasione del Mese del Documentario, dopo il trionfo alla 69ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Stories We Tell fa tappa in Italia per la seconda volta. Dopo Away from her e Take this waltz, per il suo terzo lavoro Sarah Polley – regista e attrice di Toronto – punta l’attenzione su una storia vera, autobiografica, raccontata da chi quella storia l’ha vissuta, subìta, rimpianta, sognata. È, per l’appunto, un racconto che, con costanza e tanta curiosità , si ricompone pezzo per pezzo nel corso del film, quasi fosse un puzzle. Le testimonianze, gli scritti, la narrazione ripercorrono non solo la storia di Sarah Polley ma anche quella della madre, Diane Polley, e del suo secondo marito, nonché padre di Sarah e narratore, Michael Polley. Ad incidere, e non poco, è la presenza attiva dei personaggi nelle vesti di testimoni all’interno di questo lungo – ma limpido – viaggio personale. L’amore di Michael per Diane, nato dalla passione di entrambi per il teatro, si sposta da un piano ideale ad uno sempre più realistico che li porta tuttavia ad allontanarsi. A Toronto per lavoro, Diane – poco prima di morire – incontra l’amore vero. Harry, dopo averla vista a teatro, impazzisce per lei: le infonde nuova linfa e la riporta alla vita. Quell’incontro, effimero ma intenso, sarà strettamente connesso alla vita di Sarah che – ormai orfana della madre - scaverà tra le macerie di un incontro più importante del previsto. In apparenza traumatica, la scomparsa di Diane rivela più segreti di quanto gli stessi familiari possano immaginare, avvicinando la figura di Sarah non solo al padre, ma anche a personaggi inizialmente marginali e solo in un secondo tempo fondamentali. Emozionante, speciale, ironico, persino toccante: non sono aggettivi ricorrenti per un documentario. Eppure l’ottima regia, l’impeccabile post-produzione ed il montaggio all’altezza dei temi trattati regalano al pubblico un'opera intensa che riesce ad avvicinarsi – almeno in termini emotivi – alla completezza di un film. A trapelare, dalle testimonianze dei figli e degli amici di Diane, non è solo il dolore per la sua scomparsa: è l'entusiasmo e la serenità che ha donato alle persone che le vivevano intorno. La stessa Sarah, incuriosita da una figura per certi versi sconosciuta, mette in gioco sé stessa e i suoi fratelli per svelare una vita all’apparenza come altre, ma di fondo perfetta – come poi è stato – per una docufiction. Ad attrarre non è l’inflazionata tagline tratto da una storia vera: di Stories We Tell rimangono impresse nel ricordo le contraddizioni di un legame tra generazioni, raccontate con tanto coraggio e passione da chi le ha vissute in prima persona. Nel bene e nel male.