Quello dell’avventura fantasy basata su miti e leggende dell’antica Grecia è un genere che ha ripreso pesantemente piede dalle parti di Hollywood. Il più delle volte però si tratta di pellicole trascurabili, con sceneggiature e attori non all’altezza e che spesso fanno vero e proprio scempio dei miti da cui traggono ispirazione. Purtroppo non fa eccezione Hercules – La leggenda ha inizio diretto da Renny Harlin, regista noto nell’ambiente per la consistente quantità di flop prodotti: Cliffhanger, Corsari, Driven, Nella mente del serial killer. Il re Anfitrione (Scott Adkins) governa la Grecia con pugno di ferro. La sua sposa Alcmena (Roxanne McKee) genera un secondo figlio, nato dal fugace rapporto con Zeus, e lo chiama Hercules (Kellan Lutz) il cui destino sarà quello di porre fine alla tirannia del padre che gli preferisce il fratello maggiore Ificle (Liam Garrigan). Per cementare i legami con Creta, Anfitrione decide di far sposare a Ificle la principessa Ebe (Gaia Weiss), fidanzata di Hercules, che viene spedito in missione suicida assieme all’amico Sotero (Liam McIntyre). I due riusciranno a tornare dall’Africa e si schiereranno contro il tiranno e al fianco del popolo. Il cinema americano trita, divora e digerisce il mare magnum della mitologia greca in modo da produrre sempre la stessa vicenda con variazioni minime: l’eroe che si schiera a favore dei bisognosi per abbattere lo spietato tiranno - qualcuno dovrebbe spiegare agli autori chi era il tiranno nell’antica Grecia - e la storia d’amore da salvare disperatamente. Con un budget piuttosto consistente, circa 70 milioni di dollari, Harlin mette su un progetto di restyling che profana concettualmente l'estetica digitale di 300 e Immortals, ma risulta debole su tutti i fronti, soprattutto dal punto di vista contenutistico. Hercules - La leggenda ha inizio non sta in piedi in nessun modo: ricicla e amalgama il déjà vu hollywoodiano sulla mitologia antica - che sia greca o romana poco importa (i gladiatori nell’antica Grecia?) - in modo spropositato, in barba al profilo intellettuale e alle esigenze del pubblico al quale il film vorrebbe rivolgersi. Tra dialoghi piatti con le divinità , qualche richiamo al mito di Eracle (l’amplesso tra Zeus e Alcmena; la battaglia con l’invulnerabile, e inguardabile, leone di Nemea) e le consuete scene di battaglia esageratamente pompate, si arriva stancamente al confronto finale che porta qualche chilometro più in là il confine del ridicolo. Si rimpiange persino la celebre serie televisiva Hercules: The Legendary Journeys (1995-1999) e si spera che la versione di Brett Ratner in produzione (Hercules con Dwayne Johnson) possa avere miglior sorte. Menzione speciale per il palestratissimo e biondissimo protagonista: per poterlo spacciare per greco sarà stato rinchiuso per settimane in un solarium fino ad acquisire un colorito inesistente in natura. Indifendibile.