All'inizio dell'Ottocento un mercante caduto in disgrazia è costretto a trasferirsi in campagna con i suoi sei figli, tra cui la più giovane, l'adorata Belle (Léa Seydoux). Durante un viaggio l'uomo si addentra in un castello misterioso e ruba una rosa suscitando l'ira della mostruosa Bestia (Vincent Cassel) che lo abita. Per salvare il padre, ormai condannato a morte, Belle decide di recarsi al castello e barattare la propria vita per quella del genitore. Imprigionata per sempre nel palazzo della Bestia, il destino della ragazza sarà intrecciato per sempre a quello della creatura sulla quale pende una antica maledizione. La favola de {a href='http://www.silenzioinsala.com/2584/la-bella-e-la-bestia-remake/scheda-film'}La Bella e la Bestia{/a} viene pubblicata per la prima volta su una rivista francese di fine Settecento da Madame Villeneuve. La leggenda da cui trae spunto, dal gusto marcatamente arcano e simbolico, gioca la sua intera fascinazione sulla contrapposizione tra la Bestia, simbolo di passione e di un sentimento vagamente animalesco, e la Bella, che incarna tutto ciò che è amor cortese, purezza. Dal momento che su questa antitesi il cinema ha costruito l'80% delle sue storie d'amore, non stupisce che {a href='http://www.silenzioinsala.com/2584/la-bella-e-la-bestia-remake/scheda-film'}La Bella e la Bestia{/a} abbia avuto estremo successo sul grande schermo. Sin dai tempi di Jean Cocteau, che nel 1946 ne dirige una versione ingenua (una Bestia dall'aria poco feroce e dai movimenti impacciati) ma dotata di una trama di indimenticabile romanticismo. La pellicola di Christophe Gans, sebbene su stessa dichiarazione del regista si ispiri al film di Cocteau, sembra piuttosto replicare le atmosfere cupe delle sue precedenti opere soft horror come Il patto dei lupi e Silent Hill. L’indagine della mostruosità è dunque uno dei punti di interesse di Gans, che stavolta sceglie di misurare questa tematica con il fantasy romantico di ascendenza fiabesca, in un disordinato mix di generi che non ne soddisfa a pieno nessuno. Nella sua favola su schermo, il regista francese concentra tutte le energie nelle scenografie e nei costumi, con il risultato di un’atmosfera più glamour che gotica, in cui spicca – di contrasto alla fotografia un po’ opaca – il profilo nitido della bellissima Léa Seydoux, diafana e bionda come una vera eroina da fiaba ma seducentemente abbigliata come una diva. Attorno alla giovane attrice, protagonista assoluta a discapito anche del "bestiale" Vincent Cassel, si allarga un trionfo digitale di rovi rampicanti, boschi inospitali e un bellissimo palazzo a metà tra lo stile Disney e lo strambo di Tim Burton. A un dispiegamento di mezzi (beneficiario di un budget quasi hollywoodiano) e a una resa formale impeccabile, non corrisponde però nella sceneggiatura un impianto altrettanto valido. Se infatti si può soprassedere sul vaneggiare della trama in dettagli superflui, nel tentativo di trovare spunti di originalità a una storia già classicamente nota, {a href='http://www.silenzioinsala.com/2584/la-bella-e-la-bestia-remake/scheda-film'}La Bella e la Bestia{/a} è soprattutto un film in cui manca del tutto la magia e il romanticismo che rende una favola tale. Troppo concentrato a realizzare una pellicola visivamente ineccepibile, Gans pare dimenticarsi di spargere sul suo film quella polvere di meraviglia che Disney sapeva bene essere l’ingrediente principale a solleticare la fantasia. Il risultato è un fantasy che non sbalordisce, una (cupa) fiaba che non fa sognare e una storia d’amore in cui la passione è tiepida e concettuale, lontana miglia dagli incanti di Walt Disney come dalla tenerezza di Jean Cocteau.