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Un ragionevole dubbio

01/03/2014 11:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Un ragionevole dubbio

Il legal thriller è un genere che negli anni ha attraversato un’evoluzione parallela: da una parte quello sfruttato dal grande schermo, protagonista di lavori m

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Il legal thriller è un genere che negli anni ha attraversato un’evoluzione parallela: da una parte quello sfruttato dal grande schermo, protagonista di lavori molto costosi, verbosi, ricchi di colpi di scena e spesso anche difficili da seguire per gli incroci di numerose vicende che costringono lo spettatore a prestare la massima attenzione; dall’altra quello prediletto dalle serie tv, meno precisi, più veloci e basati sul sensazionalismo dei metodi scientifici. Un ragionevole dubbio sembra inserirsi sulla scia delle produzioni televisive: velocità estrema (la pellicola dura un’ora e mezza), plot facile da seguire, personaggi appena accennati. Ma il film non riesce proprio a decollare.


Mitch Brockden (Dominic Cooper) è un giovane e promettente avvocato: ha una bella moglie (Erin Karpluk), una figlia appena nata e una carriera in rampa di lancio. Una sera esce con gli amici per festeggiare i suoi successi: ubriaco, decide di tornare a casa in macchina e investe un uomo in un vicolo deserto, dandosi alla fuga dopo aver chiamato l’ambulanza da un telefono pubblico. Il giorno dopo scopre che l’uomo è morto e che Clinton Davis (Samuel L. Jackson) è stato arrestato per aver commesso il crimine; Mitch si fa assegnare il caso come avvocato dell’accusa con il segreto obiettivo di scagionarlo e ci riesce. Ma Davis è tutt’altro che innocente e Mitch metterà a repentaglio la propria carriera per incastrarlo e salvare la sua famiglia.


Il regista inglese Peter Howitt ha firmato la regia del film sotto pseudonimo dando la netta impressione di volerlo disconoscere: una scelta che la dice lunga sulla qualità del risultato finale. Il film paga una sceneggiatura davvero scarna, che si permette voli pindarici difficilmente sostenibili, una caratterizzazione dei personaggi pressoché nulla - in cui neppure Samuel L. Jackson riesce ad emergere - e un’accelerazione esorbitante dello sviluppo della trama dal secondo tempo in poi. A parte un paio di buone sequenze ad alta tensione, Un ragionevole dubbio non riesce a lasciare alcun segno risultando piatto e incredibilmente prevedibile nel suo sviluppo sin dalle primissime battute: il protagonista viene dalla periferia ma si è costruito un’immagine rispettabile da uomo di successo, tuttavia per poter sopravvivere deve riaffrontare il passato e tornare a comportarsi da uomo dei bassifondi. Praticamente inconsistenti i personaggi di contorno, dalla moglie di Mitch al Detective Kanon (la Gloria Reuben Di E.R.) per finire al fratellastro di Mitch, Jimmy (Ryan Robbins).


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