
Dal centro di Piazza Tahrir, dove ha pulsato e ancora batte il cuore della Primavera Araba, Jehane Noujaim racconta una storia egiziana contemporanea: la rivoluzione del 2011, la caduta e il post regime, i protagonisti della protesta. Entusiasmo e coraggio di un documentario, proibito in patria, che ha appassionato il mondo e meritato - prima volta per un film egiziano - la nomination dell’Academy. All’indomani della nomination di The Square agli Oscar 2014 come Miglior Documentario, il New York Times ha scritto che raccontare una rivoluzione è come scrivere un giallo: difficilissimo da iniziare, ancora più complesso trovarvi un finale soddisfacente. Su qualche altra celebre testata statunitense, The Square è stati definito uno di quei pochi film di cui si attende ardentemente un sequel, non come si farebbe con un documentario, ma come ci si aspetterebbe da un’avvincente opera di fiction. Appena quarantenne, la regista Jehane Noujaim dirige una pellicola che unisce alla passione politica uno sguardo lucido su quello che il cinema può fare per la società , un’ottica rivoluzionaria – è il caso di dirlo – sul potere del mezzo artistico. Con una squadra di quaranta coraggiosi video operatori, che non hanno abbandonato la piazza neanche durante gli scontri e i lanci di lacrimogeni, Noujaim ha documentato la rivoluzione egiziana lungo tutto il suo corso, provando a coglierne il senso (e a trasmetterlo poi al mondo) attraverso tre protagonisti. Ahmed, Magdy e Khalid: una visione netta, uno spirito appassionato e un pasionario delle proteste. Le proteste iniziali, l'euforia seguita alla caduta di Hosni Mubarak, la vittoria dei Fratelli Musulmani, la presa di potere di Morsi, le nuove proteste, i massacri di piazza, i militari. Una storia lontana dall’avere un finale e un film che da’ la percezione di coglierne il divenire, rinunciando a dare risposte o giudizi ma limitandosi ad un racconto perizioso dei cambiamenti sociali in atto. The Square non è un prodotto giornalistico: Jehane Noujaim, con l’appoggio dell’amico produttore Karim Amer, lascia trasparire senza ipocrisia il proprio punto di vista partigiano, che ha nella piazza il suo luogo di interesse e che al gioco politico preferisce l’indagine delle motivazioni dei rivoluzionari. Per questo ciò che da più parti è stato definito idealismo o retorica, appare invece come una spinta all’umanizzazione della protesta, al diffondere fuori dai confini egiziani le ragioni di piazza della rivoluzione, quelle che precedono gli scacchi del potere e che riguardano piuttosto uomini che credono in valori universali. Questi ideali - i veri protagonisti - sono probabilmente il motivo per cui The Square, ancora prima che come un documentario, è stato accolto come un’elegia ai valori che hanno ispirato la protesta. E sono anche la ragione per cui del film è stata proibita la distribuzione in Egitto.